Il M5s dei “puri” fischietta sul grillino che in Rai ha provato a fare il furbetto

Conte è disperso, la presidente della Commissione di Vigilanza Barbara Floridia ammette: “Dimissioni giuste”. Ma su un passo indietro dopo il piccolo scadalo anche dalla Rai non risponde. Intanto il Pd si prepara a un’interrogazione, mentre i 5 stelle potrebbero votare con il centrodestra Simona Agnes nuova presidente

Alla fine Alessandro di Majo si è dimesso. Sabato, dopo la pubblicazione dell’articolo del Foglio che raccontava come il consigliere del Cda della Rai in quota M5s fosse stato nominato all’interno di un altro consiglio d’amministrazione, quello della società privata di produzione cinematografica e televisiva “Lady Bacardi Media S.p.a”, è stato lui stesso con una nota a far sapere di aver lasciato l’incarico per evitare il palese conflitto di interesse. Parliamo ovviamente di una società piccola. Nulla di straordinario. Eppure come riconosce anche Dario Carotenuto, capogruppo del M5s in commissione di Vigilanza Rai: “Lo avevano probabilmente contatto per avere qualcuno che potesse introdurli in ambienti Rai e ottenere qualche finanziamento. Se è avvenuto prima della nuova nomina credo sia legittimo, probabilmente di Majo cercava anche un nuovo lavoro dato che noi non potevano garantirgli la riconferma in Rai”. E il buon senso del deputato grillino sarebbe anche legittimo se non fosse che la nomina nel cda di Lady Bacardi Media, datata 6 novembre, è successiva a quella dei nuovi vertici Rai, scelti dall’assemblea degli azionisti a inizio ottobre. Inoltre prima della pubblicazione dell’articolo del Foglio di Majo si è ben guardato dal dimettersi. “E questo è vero, bisogna approfondire”, ammette anche Carotenuto. Come si dice a Roma, di Majo “c’ha provato”. Se nessuno si accorgeva del nuovo incarico si sarebbe tenuto la poltrona. E, chissà, magari qualche migliaio di euro la Lady Bacardi media lo avrebbe anche ottenuto. Non tanto, solo qualche sovvenzioncina, perché come ogni truffa in Italia, anche questa ha il sapore di ricotta. Roba da furbetti. Da chi al rubare preferisce il rubacchiare e al mentire l’omettere. Siamo pur sempre il paese nel quale quando un militare della Marina, Walter Biot, ha deciso di vendersi allo spionaggio russo, l’ha fatto fornendo documenti di poca rilevanza per cinquemila euro. Tutto dalla sua casa a Spinaceto, remota periferia romana.

E però a colpire più della vicenda in sé è a chi tutto questo è accaduto. Poteva succedere a chiunque e invece a provare a fare il furbo è stato proprio il consigliere d’amministrazione nominato in quota M5s. A confermare il vecchio adagio di Indro Montanelli: “Conosco molti furfanti che non fanno i moralisti, ma non conosco nessun moralista che non sia un furfante”. Il partito dell’onestà e della lotta al conflitto di interesse trascinato in mezzo a una vicenda da rubatori di galline, a un conflitto di interesse di piccolissimo cabotaggio di cui, a parte Carotenuto, quasi nessuno vuole ora parlare. Regna un certo imbarazzo. Giuseppe Conte è disperso. Troppo preso dal Consiglio nazionale non è riuscito a rispondere alle nostre domande. La presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza, la grillina Barbara Floridia, invece si limita a dire al Foglio: “E’ legittimo aver chiesto le sue dimissioni da quell’azienda, lo avremmo fatto anche noi se non le avesse annunciate pubblicamente prima lui”. Ma non è stato inopportuno averlo accettato quell’incarico? Di Majo non dovrebbe adesso fare un passo indietro anche dal cda di Viale Mazzini? Su questo Floridia preferisce non rispondere.

Dentro al Pd invece c’è chi è convinto che sulla questione il conflitto di interesse non sia esaurito con le dimissioni del consigliere Rai dal cda dell’azienda di produzione cinematografica. Il partito di Schlein, preoccupato anche dal continuo flirt tra centrodestra e M5s quando si parla di Rai, sta approfondendo la vicenda e potrebbe presentare un’interrogazione parlamentare.



Sulla Rai il campo largo è da tempo a brandelli. Domani ci sarà l’ufficio di presidenza della commissione di Vigilanza per stabilire quando sarà convocata la plenaria per esprimere il parere sul nuovo presidente della Rai incaricato dal Cda, Simona Agnes. Si capirà insomma se, dopo gli Stati generali voluti da Barbara Floridia e partecipati da tutti i vertici dell’azienda di Viale Mazzini e da chi per il centrodestra si occupa di Rai, alla fine il M5s voterà o no alla presidenza dell’azienda la donna voluta dalla maggioranza. Se la presidente Floridia convocherà la plenaria, senza la diserzione del centrodestra, si avrà il segnale che l’accordo è stato trovato e che Agnes, con i voti grillini, sarà presto la nuova presidente della Rai.

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