Da Joe Biden a Xi Jinping, sono parecchi i capi di stato assenti al vertice annuale dell’Onu iniziato a Baku. In cui però vengono accolti i terroristi di Kabul, escludendo paradossalmente Taiwan a causa dell’isolamento cinese
Al vertice annuale delle Nazioni Unite sul clima iniziato ieri a Baku, in Azerbaigian, sono molti i grandi assenti, tra cui il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, quello francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il primo ministro indiano Narendra Modi e il presidente cinese Xi Jinping. Partecipa invece il governo talebano, per la prima volta dal suo ritorno al potere in Afghanistan nel 2021, nonostante non sia riconosciuto dall’Onu né occupi un seggio all’Assemblea delle Nazioni Unite. Dopo tre anni di violazioni dei diritti umani sotto il regime della Sharia, la comunità internazionale non solo sembra essersi dimenticata del popolo afghano ma offre ai talebani maggiore riconoscimento ai colloqui internazionali sui cambiamenti climatici in qualità di osservatori. Per paradosso, Taiwan, il paese più progressista d’Asia con rigide regole di decarbonizzazione e con alcune delle politiche più green del mondo, anche quest’anno a causa dell’isolamento cinese non è invitato. Taiwan no, i talebani sì. Secondo alcune fonti diplomatiche, l’Azerbaigian potrebbe consentire alla delegazione afghana di “partecipare potenzialmente a discussioni laterali e tenere incontri bilaterali”. Da tempo l’Asia centrale parla e tratta con i talebani, e quest’anno l’Onu ha invitato il gruppo a colloqui specifici sul futuro dell’Afghanistan a Doha. Cina e Russia hanno più volte espresso la volontà di promuovere colloqui con il regime talebano – Pechino è stato il primo a nominare il suo ambasciatore in Afghanistan. Ma non è per la presenza dei talebani (e l’assenza di Taiwan) che molti leader europei – e non solo – hanno ritirato la loro partecipazione al vertice: l’economia dell’Azerbaigian, il paese ospitante, si basa sui combustibili fossili e secondo un’inchiesta di Global Witness Baku avrebbe sfruttato il summit ancora prima del suo inizio per potenziare la propria industria. L’accordo principale emerso dalla Cop 28 di Dubai era stato proprio quello di abbandonare i combustibili fossili.