Andre Agassi e Stefanie Graf e quell’amore che ancora li commuove

Si sono rincorsi negli anni, come facevano in campo con le palline. C’è una foto storica che li ritrae nella serata di gala dei vincitori Wimbledon 1992: sembra una scena da matrimonio per l’abbigliamento e per gli sguardi

Sono storie d’amore, amore senza fine, quelle di Andre Agassi e Stefanie Graf. Amore (molto contrastato, spesso trasformato in odio) per il tennis. Amore per la vita che alla fine degli anni Novanta li ha uniti per sempre. Amore per l’Italia, che li ha ospitati giovedì scorso a Cuneo per la quinta edizione di “Dialoghi sul talento”, organizzata dalla Fondazione Crc. Presente con il suo stile impeccabile nel palazzetto dello sport riempito da 3.000 studenti lei, Stefanie (non chiamatela Steffi, quell’abbreviazione usata dalla mamma fa parte del passato). Collegato in diretta lui, Andre, personaggio carismatico in campo e autore insieme al J.R. Moehringer di una delle più belle autobiografie sportive, “Open”.

La loro unione è matura, ma riescono a commuoversi, lacrime vere, rivedendo le immagini dell’induzione alla Hall of Fame della tennista tedesca nel 2004 con il discorso di presentazione di Agassi. “Ogni marito dovrebbe avere nella vita il privilegio di introdurre nell’Hall of Fame la propria moglie, i miei amici si sono arrabbiati perché le loro consorti mi prendevano come esempio di uomo perfetto”.

Andre e Stefanie si sono rincorsi negli anni. Come facevano in campo con le palline. C’è una foto storica che li ritrae nella serata di gala dei vincitori Wimbledon 1992: sembra una scena da matrimonio per l’abbigliamento e per gli sguardi. Invece è di sette anni prima del loro fidanzamento. “Non potevo pensare a una storia con lui – dice Graf – era fidanzatissimo ai tempi! E poi quell’anno non si fece il classico balletto celebrativo. Non sapevo danzare, mi ero pure allenata, ma saltò il cerimoniale…”. Più visionario Agassi: “Quella sera, vedendola, ho sognato a occhi aperti”.

Sogno realizzato col matrimonio nel 2001, i figli Jaden e Jaz, ora 23 e 21 anni. L’amore per l’Italia è nella nostra bellezza e nei ricordi. Graf nomina perfettamente le prime tre tappe dei tornei satellite della sua carriera, a 13 anni: Bari, Lecce, Brindisi. Agassi è sempre stato affascinato dalla nostra arte. Ai primi Open di Roma nel 1987 col fratello Philly ammirò l’impatto storico della capitale e fece pure un blitz a Milano perché voleva vedere l’Ultima Cena di Leonardo. Italia e tennis oggi è soprattutto Sinner: “Un esempio di perfezione – dice Andre che ha avuto il piacere di premiarlo un paio di mesi fa agli US Open – Colpisce la palla in un modo che mi ricorda la mia ricerca di precisione. E poi è allenato da Darren Cahill, colui che mi riportò al numero 1 della classifica mondiale quando nessuno credeva più in me”. L’ultimo amore è per gli altri. Sfogliando “Open” ci si rende conto che durante il corteggiamento i due parlavano già delle rispettive fondazioni.

“Ancora prima di incontrarci, avevamo fatto scelte precise – dice Stefanie – A metà degli anni Novanta, mi presentarono uno specialista di Amburgo che si occupava di terapie su bambini rifugiati, con l’obiettivo di ristabilire il loro benessere e il loro equilibrio. È stato un incontro centrale nella mia vita, perché vidi con i miei occhi quanto la guerra li avesse devastati. Da allora ho deciso di impegnarmi con Children for tomorrow”. “Ho compreso negli anni quanto sia importante l’istruzione nella vita delle persone e ho deciso di fondare un’organizzazione che si occupasse di questo – aggiunge Agassi – Da quando è nata la mia fondazione, abbiamo aperto 130 scuole in tutti gli Stati Uniti, in modo particolare nelle zone economicamente più depresse perché quei giovani possano avere accesso all’istruzione”. Si parlano a distanza, ma è come se fossero uno accanto all’altra. Si mandano baci stile Love is. “Siamo felici e innamorati come il primo giorno”. Per i 3.000 studenti di Cuneo, una lezione di vita.

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