L’incontro con Jake Paul si terrà allo stadio di Arlington in Texas, sede dei Dallas Cowboys di football, e sarà trasmesso in diretta mondiale da Netflix per i suoi 260 milioni di abbonati in 190 paesi
Nell’ultimo giorno della sua campagna elettorale il neoeletto presidente Usa Donald Trump in un comizio in Pennsylvania aveva arringato la folla evocando proprio il pugile che lo aveva appoggiato già nella vittoriosa campagna del 2016 e non gli ha fatto mancare il suo appoggio in questi giorni: “Mettete Tyson sul ring di Kamala. Sarà interessante”, aveva detto il tycoon usando le parole come pugni. Ora, dopo il trionfale ritorno di Trump alla Casa Bianca, toccherà proprio a Tyson risalire sul ring contro lo youtuber Jake Paul nella notte italiana fra il 15 e il 16 novembre e lo farà con la stessa ferocia del “suo” presidente, colui che aveva ospitato i match degli Anni Ottanta nei Casinò di Atlantic City in una parte cruciale della sua carriera. E nel 1988, quando Tyson era già diventato il più giovane campione mondiale dei massimi della storia, per un pelo Trump non era diventato il suo promoter ufficiale: l’uomo che ora ha in pugno l’America non seppe tenere testa a quell’“avanzo di galera” di Don King.
In linea con la sfarzosa campagna di Trump anche per il rientro di Iron Mike possiamo comunque parlare di “americanata” in grande stile: lo stadio di Arlington in Texas, sede dei Dallas Cowboys di football, considerato fra le meraviglie dell’architettura moderna, che ospiterà sotto la copertura a forma di coleottero ben 80.000 spettatori con biglietti che andranno da 169 a 11.417 dollari (senza considerare i pacchetti vip da due milioni di dollari); l’incredibile campagna di avvicinamento del colosso del live streaming Netflix che per il suo ingresso nella boxe ha fatto precedere l’evento da un docufilm in tre puntate intitolato “Tyson vs Paul, conto alla rovescia” e trasmetterà l’evento in diretta mondiale per i suoi 260 milioni di abbonati in 190 paesi senza ricorrere neanche alla pay per view, per sondare le potenzialità del mercato (e l’anno prossimo toccherà ad Amazon Prime trasmettere la grande boxe); un giro d’affari da 300 milioni di dollari di cui 20 milioni andranno a Tyson e 30 milioni al suo sfidante, Jake Paul, dato incredibilmente per favorito dai bookmakers.
Dando per scontato il successo commerciale dell’iniziativa inizialmente programmata per il 20 luglio, quando Tyson fu fermato dal riacutizzarsi dei problemi all’ulcera, la parte più debole della sfida rimane proprio quella pugilistica. Tyson, che non era dispiaciuto nell’esibizione del 2020 (una pareggio con Roy Jones) e oggi si mantiene in ottima forma in palestra, ha pur sempre 58 anni, ha perso tre dei suoi ultimi 4 match riconosciuti e non combatte ufficialmente dal 2005 (sconfitta McBride). Potrebbe in pratica essere il padre dello youtuber che avrà di fronte, che di anni ne ha soli 27 e risiede in Portorico per motivi fiscali.
Jake Paul ha 20 milioni di follower su Youtube e 26 su Instagram ma come pugile in 11 incontri ufficiali ha affrontato specialisti di arti marziali, ex lottatori, cestisti, colleghi ma un solo pugile vero, Tommy Fury, che lo ha sconfitto per split decision nella categoria dei massimi leggeri. Benché si combatta fuori dalle regole pugilistiche (guanti da 14 once anziché da 10 per fare meno male, otto riprese da 2 minuti anziché da tre) il match verrà sanzionato come incontro vero dei pesi massimi ed entrerà nel record dei due pugili. Se non altro appartengono al campionario classico del pugilato le “smargiassate” della vigilia: “Lo massacrerò come farei anche con mia madre se salisse sul ring” ha detto Tyson; “Mike non potrà mordermi l’orecchio perché gli spaccherò i denti” ha risposto Paul.
In tutto questo per un pubblico essenzialmente generalista passerà purtroppo in secondo piano l’eccellente sottoclou che prevede la rivincita del più intenso match femminile della storia fra l’irlandese Katie Taylor e la portoricana Amanda Serrano che si contenderanno il titolo unificato dei superleggeri. Fra gli altri il nostro imbattuto campione italiano dei superleggeri Armando Casamonica contro l’altrettanto imbattuto canadese Lucas Bahdi (di origini italiane) e il pupillo di Tyson Bruce “Shu Shu” Carrington, 27enne imbattuto che è cresciuto nel suo stesso quartiere di Brownsville e sfiderà l’australiano Dana Coolwell per puntare al Mondiale dei piuma. Sport o show business? Forse solo l’ennesimo, disperato tentativo di salvare la boxe dall’autodistruzione.