I casi Ita-Lufthansa e Unicredit-Commerzbank: un test sul ritorno del sovranismo americano che spinge l’Europa a diventare un soggetto economico forte e diventare finalmente adulta. L’unico modo per difendere gli interessi degli stati membri
Due giorni fa il ministero dell’Economia ha congelato l’accordo che avrebbe sancito il primo passo della vendita di Ita Airways a Lufthansa: colpa di uno “sconto” da 10 milioni chiesto dal gruppo tedesco sul prezzo finale (829 milioni). Per il Tesoro una irricevibile svalutazione. La tensione tra italiani e tedeschi esiste su un’altra operazione industriale, dove le parti di acquirente e venditore sono invertite: Unicredit-Commerzbank. Ieri sono usciti i dati trimestrali: Unicredit segna un utile netto di 2,5 miliardi nel terzo trimestre del 2024 (+8 per cento); dall’altra parte, Commerzbank ha un utile di 642 milioni di euro, in calo del 6,1 per cento rispetto all’anno precedente. Il ceo di Commerzbank Bettina Orlopp sventola però ricavi da 8,2 miliardi di euro in nove mesi, preparando due tranche di buyback – l’acquisto di azioni proprie – da un miliardo di euro in totale. Una strategia che rende più costoso comprare le azioni in circolo e rafforza le barricate dell’istituto per difendersi dalla scalata di Unicredit, che risponde tentando di mostrare un volto amichevole: “La strada sarà lunga”, commenta l’ad di Unicredit, Andrea Orcel. Ma a Francoforte continuano ad accumulare sacchi di sabbia per difendersi dall’assalto: “Ci stiamo concentrando sulla nostra strategia stand alone”. I casi Ita-Lufthansa e Unicredit-Commerzbank non sono semplicemente due acquisizioni che rischiano di saltare. Possono rappresentare il fallimento nella culla della strategia indicata da Mario Draghi, che nel suo rapporto sulla competitività dell’Europa auspica la creazione di campioni continentali. A maggior ragione dopo il trionfo di Trump negli Stati Uniti, che costringe l’Europa a diventare adulta e a pensarsi come soggetto politico ed economico. E’ la risposta essenziale al sovranismo, ai dazi e all’America first, ma ancora lontana dai piani delle classi dirigenti europee. La difesa degli orticelli nazionali non va solo a discapito della competitività europea, ma anche dell’interesse dei suoi stati membri.