Novecento bombe, 500 droni, 30 missili. Bilanci in Ucraina, mentre l’America votava

Il presidente Zelensky ha dichiarato che la Russia utilizza un numero di droni iraniani Shared dieci volte superiore rispetto allo scorso autunno. Affinché Kyiv possa stabilizzare la situazione al fronte, è necessario che i partner occidentali mantengano le promesse

Ogni sera, Olga Dukhnich, ricercatrice presso il Frontier Institute di Kyiv, deve prendere una decisione importante: dormire nel suo appartamento o andare al rifugio con sua figlia. Abita al ventesimo piano della periferia della città e la sua casa si trova sulla traiettoria dei droni iraniani Shahed che di notte volano contro capitale. La difesa aerea cerca di distruggerli mentre si avvicinano a Kyiv, ma il più delle volte riescono a sfondare e vengono abbattuti soltanto in mezzo a edifici residenziali densamente popolati. Pertanto, tenendo conto dei rischi, dopo la sirena, Olga e sua figlia scendono comunque dal ventesimo piano al parcheggio che funge da rifugio, anche se sono le due o le tredi notte. “La Russia provoca un sentimento di paura tra la popolazione civile di proposito”, spiega la ricercatrice. Ultimamente gli Shahed arrivano a Kyiv ogni notte, la difesa aerea respinge con successo gli attacchi, ma i suoni delle esplosioni sono ancora spaventosi. La solita routine tranquilla continua durante il giorno, ma la regolare mancanza di sonno influisce sulla qualità della vita e del lavoro delle persone, e anche sull’umore e sul benessere della bambina di Dukhnich: “E’ difficile adattarsi a questo, ma non abbiamo altra scelta”.

Il 4 novembre, Volodymyr Zelensky, durante un incontro con la leadership militare, ha affermato che la Russia ora utilizza dieci volte più Shahed rispetto allo scorso autunno. Solo nell’ultima settimana, secondo il presidente ucraino, la Russia ha lanciato 900 bombe, 30 missili e 500 droni in varie regioni dell’Ucraina. Per esempio, a Kharkiv in ottobre, 380 edifici residenziali sono stati danneggiati dai bombardamenti e 4.600 finestre sono state rotte. Intensificando il terrore tra i civili, la Russia continua ad attaccare con successo al fronte, soprattutto nell’est del paese. Dopo la caduta di Vuhledar nella regione di Donetsk, la situazione nella direzione di Kurakhove è peggiorata in modo significativo. I russi la attaccano da nord, est e sud. Prima dell’invasione su vasta scala, a Kurakhove vivevano 20mila abitanti, è una città molto importante per la logistica della guerra, attraversa un’autostrada che porta direttamente a Zaporizhzhia: “Se il nemico taglia questa strada, le truppe ucraine dovranno ritirarsi molto rapidamente”, prevede l’analista militare Denis Popovich. E dopo che l’Ucraina si sarà ritirata da Kurakhove, e uno scenario del genere è del tutto possibile, inizieranno enormi problemi logistici nel Donbas, con il conseguente abbandono di territori significativi: “Il vuoto permetterebbe alla Russia di avanzare più attivamente verso Pokrovsk”, afferma Popovich, constatando che le truppe russe sono già a 7 chilometri, ma la situazione è ancora sotto controllo. “Ora Kurakhove sta guadagnando tempo per Pokrovsk”, spiega l’analista.

Lo scopo russo è rafforzare le capacità logistiche per un futuro attacco all’agglomerato settentrionale della regione di Donetsk (Slavyansk e Kramatorsk). Per lo stesso scopo, ora si stanno svolgendo battaglie nella direzione di Liman: “Tutto ciò rientra nel piano generale di Putin di conquistare l’intera regione di Donetsk”, afferma Popovich. L’esercito russo continuerà la sua offensiva in diverse direzioni, gli analisti non hanno dubbi, anche se in ottobre ha subìto perdite record di personale e attrezzature. Secondo il progetto olandese Oryx, che analizza dati aperti, in ottobre l’esercito russo ha perso 695 pezzi di equipaggiamento che sono stati distrutti, danneggiati o abbandonati sul campo di battaglia. Ne ha perse di più solo nel settembre 2022, quando si è ritirata dalla regione di Kharkiv.

Affinché l’Ucraina possa stabilizzare la situazione al fronte, è necessario che i partner occidentali mantengano le loro promesse. Alla fine di ottobre, Zelensky ha riferito che gli Stati Uniti hanno trasferito all’Ucraina solo il 10 per cento dell’importo degli aiuti approvati dal Congresso nell’aprile 2024. “Ma anche un aumento degli aiuti militari, per quanto importante, non è sufficiente per cambiare il corso della guerra”, dice Popovich. L’Ucraina deve risolvere anche molti problemi interni: con la costruzione di fortificazioni, il reclutamento di truppe, la mobilitazione, la gestione e il coordinamento tra le unità. “La Russia è un grande esercito sovietico. L’Ucraina non dovrebbe essere un piccolo esercito sovietico, dovrebbe essere diverso”, riassume l’esperto.

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