Viva le nuove alternative ai taxi. Il caso Firenze

Le agenzie di viaggi per prime avevano sentito il morso della concorrenza portata dagli operatori online, ma hanno trovato un modo per rafforzare il valore della loro offerta e convincere i clienti a rivolgersi a loro. Un modello

C’è una speranza per non condannarci alla lamentela eterna sul taxi che non c’è e allo sfogo, ripetitivo e quindi tendente alla nevrosi o almeno a una certa querula e sterile insistenza, attraverso la foto messa sui social e corredata dei tempi di attesa (sì, lo sappiamo, spesso si passa più tempo in fila in piedi di quanto se trascorra in treno seduti). A promettere migliore mobilità urbana e anche fuori dalla città sono le agenzie di viaggio, impegnate da tempo in una battaglia legale per ottenere il riconoscimento della possibilità di trasportare i loro clienti in modo autonomo e con organizzazione propria. La legge che lo consente è vecchiotta ma tuttora in vigore. E’ un regio decreto del 1936 con cui si stabiliva che “gli uffici di viaggi e turismo possono organizzare escursioni private e collettive, con o senza accompagnatore, per la visita delle città e dei dintorni, con noleggio di autovetture”.

Chiaro e dettagliato il regio decreto, fumosi i tentativi di contrastarne l’applicazione. Tanto che la Fiavet (associazione delle agenzie di viaggio) della Toscana ha dovuto seguire fino alla Cassazione la vicenda giudiziaria di un autista impiegato da un “ufficio turistico” cui a Siena venne inflitta una pesante multa e sequestrato un minivan da 9 posti perché lo usava per trasportare clienti dotati di un pacchetto viaggio “tutto compreso” ma era sprovvisto della fatidica licenza di taxi o di Ncc. La cassazione ha disposto l’illegittimità di multa e sequestro e, senza nulla togliere alla soddisfazione del diretto interessato, ha stabilito qualcosa di anche più importante, aprendo la strada alla concorrenza in un settore che non vuole neanche sentirne parlare. Era prevedibile che qualcosa sarebbe successo, vista la pressione della domanda di mobilità, ma ci si attendeva un intervento legislativo innovativo. Invece era già tutto nei codici e ora lo sappiamo.

La pressione concorrenziale farà il resto. Perché gli investimenti nel turismo aumentano e sono molto ingenti, specialmente a Roma e Milano, nel settore del lusso, in cui sarebbe insensato vanificare l’impiego di decine di milioni di euro perché il facoltoso cliente non tornerà mai più dopo aver assaggiato una fila alla stazione. Qualche associazione di tassisti protesta adducendo le garanzie maggiori che i loro associati danno ai trasportati, tra cui elencano l’iscrizione a un ruolo, la licenza, l’assicurazione con maggiore copertura. Mentre per i titolari di Ncc il problema è anche nel rapporto già esistente con le agenzie di viaggi, verso le quali ora gli autisti professionali avrebbero meno forza contrattuale perché scavalcabili da nuovi autisti un po’ improvvisati. L’obiezione dei tassisti è puramente burocratica e difensiva e non sembra in grado di rovesciare l’orientamento della cassazione, anche perché qualcuno potrebbe chiamare il bluff professionale e chiedere conto al tassista medio di tutte queste asserite garanzie per il cliente, a cominciare dall’uso dei pagamenti elettronici.

Mentre gli Ncc probabilmente ingigantiscono un rischio concorrenziale tutto da vedere, perché la loro capacità professionale (e l’investimento fatto in automobili di pregio) li mette al riparo dalla sostituzione del loro servizio con operatori di minore qualità. Le agenzie di viaggi per prime avevano sentito il morso della concorrenza portata dagli operatori online ed è chiaro che con l’aggiunta del servizio di trasporto “per la visita della città e dei dintorni” hanno trovato un modo per rafforzare il valore della loro offerta e convincere i clienti a rivolgersi a loro. Qualcuno tentenna o forse teme i rischi di queste attività aggiuntive, ma la strada ora è libera, la domanda è forte e i clienti sapranno scegliere

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