Il cantante spagnolo dichiara “a testa alta” il suo negazionismo, ritenendo Covid e cambiamento climatico complotti globali. Il rischio è quello di influenzare l’opinione pubblica, sempre più incline a percepire come autorevoli le opinioni delle celebrità. Ecco come difendersi dalla disinformazione
Miguel Bosé, un’icona della musica italo-spagnola con una carriera che abbraccia decenni, ha recentemente attirato l’attenzione non per le sue canzoni, ma per le sue dichiarazioni straordinarie e controverse su argomenti di importanza critica come la pandemia di Covid-19 e il cambiamento climatico. In un’intervista che ha fatto discutere, ha affermato senza remore: “Sono un negazionista e lo dico a testa alta” insinuando che le misure sanitarie e la campagna vaccinale fossero parte di un complotto globale orchestrato per controllare la popolazione. Queste dichiarazioni hanno scatenato indignazione e preoccupazione, non solo tra i professionisti della salute pubblica, ma anche tra chi cerca di combattere la diffusione della disinformazione.
Come se non bastasse, Bosé ha spinto oltre la sua narrativa cospirazionista affrontando il tema del cambiamento climatico, definendolo una “messa in scena orchestrata” e attribuendo eventi climatici estremi, come le alluvioni in Spagna, a operazioni segrete di ingegneria climatica: “tutte queste vite perdute, tutte queste case, campi, bestiame e averi sono senza dubbio la conseguenza già ampiamente documentata e pubblica di una somma di pratiche terribili e criminali messe in atto da governi che, tra distruzioni di dighe e bacini artificiali, e soprattutto con la pratica sproporzionata e incontrollata dell’ingegneria climatica, delle scie chimiche, sfuggita di mano, stanno causando solo dolore, sofferenza e povertà“.
Queste affermazioni, che oscillano tra il complottismo e la pura fantasia, potrebbero essere tranquillamente ignorate, se non fosse che mettono in pericolo la comprensione pubblica della scienza e possono influenzare negativamente il comportamento delle persone. Numerosi studi confermano infatti che il potere delle celebrità di influenzare l’opinione pubblica non va sottovalutato. Un’indagine condotta da Vosoughi, Roy e Aral nel 2018 ha mostrato per esempio che le notizie false si diffondono significativamente più velocemente delle notizie vere sui social media, in particolare quando sono condivise da figure pubbliche con ampi seguiti.
Questo fenomeno è amplificato dall'”effetto di familiarità”, per cui la ripetizione di un’informazione, anche se falsa, tende a renderla più credibile. Quando una figura come Bosé condivide tali idee, esse possono rapidamente guadagnare trazione e sembrare più vere di quanto siano in realtà, alimentando sfiducia e confusione. Le persone infatti spesso accettano le affermazioni di individui famosi come vere semplicemente perché questi sono percepiti come autorevoli, indipendentemente dalle loro competenze. Questo cortocircuito cognitivo può portare a comportamenti pericolosi e all’adozione di idee che minano la salute pubblica e la sicurezza collettiva. Lo studio di Allington e Dhavan del 2020 ha per esempio evidenziato fra gli altri che l’esposizione a teorie cospirazioniste ha portato a una minore aderenza alle misure sanitarie durante la pandemia di Covid-19, come l’uso della mascherina e la disponibilità a vaccinarsi.
Nonostante le iniziative e gli sforzi istituzionali per contrastare la disinformazione, oltretutto spesso ostacolati dal fatto che a diffondere la disinformazione pericolosa sono piattaforme nelle mani dei privati, è chiaro che la chiave risiede nell’educazione al pensiero critico. Tutto è stato già scritto e approfondito a sufficienza, ma qui vorrei ricordare il “baloney detection kit” di Carl Sagan, che si dimostra spesso una risorsa insostituibile. Nel suo libro The Demon-Haunted World: Science as a Candle in the Dark, Sagan presenta un insieme di strumenti per analizzare criticamente le affermazioni e identificare le fallacie logiche. Ecco i punti chiave del “kit”:
1. Verificare i fatti attraverso fonti indipendenti.
2. Favorire un dibattito aperto su tutte le prove.
3. Diffidare degli argomenti basati solo sull’autorità.
4. Considerare ipotesi alternative.
5. Non innamorarsi della propria ipotesi.
6. Quantificare quando possibile.
7. Verificare che la logica sia coerente.
8. Applicare il rasoio di Occam, preferendo le spiegazioni più semplici.
9. Assicurarsi che le affermazioni siano verificabili e falsificabili.
Questi principi sono essenziali per navigare in un mondo in cui la disinformazione può diffondersi a macchia d’olio, soprattutto quando alimentata da figure di spicco. Tutto sommato, non sarebbe poi così difficile lasciare Bosè, o altri disinformatori di spicco (magari dotati di un Nobel), nel loro brodo, se solo ci ricordassimo ogni tanto di pensare, prima di digitare e condividere.