Diminuiscono gli occupati, la stima della crescita nell’ultimo trimestre è zero. Per la prima volta da molti mesi a questa parte i numeri, per l’Italia, sono meno incoraggianti del previsto: cosa farà adesso il governo?
Due anni dopo il primo giorno, due anni dopo la nascita del governo Meloni, l’avversario più pericoloso del presidente del Consiglio non si trova all’opposizione, e questo è ormai evidente, e non si trova neppure nella maggioranza, anche se questo è meno evidente, e non si trova neppure nelle varie burocrazie dello stato che cercano di contrapporsi all’azione dell’esecutivo. Il nemico più pericoloso, per Meloni, si trova in un mondo diverso, quello che finora ha legittimato il governo e che con la forza dei numeri potrebbe un giorno, ancora remoto, far mancare la sua fiducia. Parliamo dell’economia, naturalmente, e il dato interessante e preoccupante è che per la prima volta da molti mesi a questa parte i numeri, per l’Italia, sono meno incoraggianti del previsto.
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Giovedì sono arrivati i dati dell’Istat e dopo molti mesi di record su record ecco qualche numero in negativo. A settembre, rispetto al mese precedente, sono diminuiti gli occupati. Percentuale -0,3%. Unità: meno 63mila. Il giorno prima stessa storia anche per la crescita. Nell’ultimo trimestre l’Italia, secondo la stima preliminare dell’Istat, ha registrato una crescita zero, nello stesso trimestre in cui il tasso medio di crescita dell’Eurozona è stato dello 0,4. Dati non drammatici ma che ci dovrebbero ricordare una legge fondamentale della politica: prima di chiedere all’Europa di fare ancora cose per noi (soldi, soldi, soldi) forse varrebbe la pena iniziare a chiedersi cosa possiamo fare per noi stessi, anche per spendere i soldi infiniti che l’Europa dà all’Italia ormai da due anni e che l’Italia non sempre ha dimostrato di saper spendere come dovrebbe.