Conte e Gasperini, quelli che aggiungono valore

L’allenatore del Napoli e quello dell’Atalanta, diversi nel curriculum, ma simili nel gioco aggressivo, come anche nel carattere diretto e incapace di restare nei confini del campo

Se sono i tuoi avversari, non ti stanno simpatici. Non fanno niente per esserlo, hanno sempre l’aria di chi vorrebbe inghiottirti piuttosto che affrontarti, distruggere più ancora che batterti. Per le stesse ragioni, se sono i tuoi allenatori finisci per amarli senza condizioni, ti consegni a loro perché da lì, da quello spirito, nascono le gioie che da tifoso insegui. Antonio Conte e Gian Piero Gasperini si affrontano all’ora di pranzo della domenica e si somigliano nel resto dei giorni. Portano i risultati e cercano un bel modo per ottenerli, aggiungono valore con il loro carattere, spingono al limite delle forze chiunque sia dei loro e anche loro stessi. Non allenano, conducono. Divergono nel curriculum, perché Conte arriva, spreme, spesso vince e poi va via, e nel tempo che Gasperini ha passato allenando a Bergamo, si è seduto sulle panchine di Chelsea, Inter, Tottenham e ora Napoli. Gasp, invece, ha perso l’occasione quando sembrava arrivare in una grande (nella brevissima parentesi all’Inter) e alla fine ha scelto di rendere grande l’Atalanta, fabbricandosi la panchina di peso che gli mancava.


Nessuno dei due sceglie la via della mediazione: il loro calcio è aggressione, attacco, garra. E nemmeno caratterialmente scelgono di essere in mezzo: o con loro, o contro, senza paura di dire qualcosa di fastidioso, ma diretto. Conte non si trattiene quando dice alla Juventus che con dieci euro non si mangia in un ristorante da cento prima di mollare e Gasperini non si preoccupa delle conseguenze di quando dice, riferendosi all’Inter senza nominarla, che il modo per vincere uno scudetto è fare miliardi di euro di debiti.



Il carisma ruvido di due allenatori così non resta nei confini. Quando l’Atalanta nella scorsa stagione ha battuto il Liverpool in Europa League, il Guardian ha scritto che Gasperini “riesce a creare nuovi tesori dalle pagliuzze d’oro che trova” e lo stesso giornale, dopo la vittoria di martedì del Napoli sul Milan, ha reso il fine partita una velata minaccia al campionato italiano: “Quando Antonio Conte sembra così felice, è tempo che i rivali inizino a preoccuparsi”.

Generano timore, tranne nei loro giocatori: che si presentano agli allenatori con delle qualità e ne escono quasi sempre più forti. Passi dalla cura Conte-Gasperini e migliori, esplodi. Non è detto nemmeno che con un altro allenatore poi resti lo stesso. Però con loro sì, al massimo. Per Conte vale come esempio per l’intera carriera l’Europeo in cui guidava l’Italia e martellò Giaccherini fino a fargli credere di essere Garrincha e a farlo credere pure a noi. Per Gasperini guardate Retegui: all’Atalanta, in nove partite, ha segnato dieci gol e l’anno scorso, al Genoa, per metterne insieme sette ha giocato ventinove volte. Oppure De Ketelaere, o anche lo Scamacca dell’anno scorso. C’è da divertirsi, a tornare indietro con entrambi, a studiarli, a metterli in parallelo. Ma c’è anche da divertirsi ad andare avanti: ad esempio, guardandoci questa partita durante il pranzo della domenica. Occhio a non confondervi: si somigliano molto.

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.