Sembrava Gotham City e ora invece è la città delle spie e degli abusi edilizi. Necessarie cautele

Fra presunte irregolarità nel settore immobiliare e dossieraggi, il capoluogo lombardo si ritrova al centro di inchieste monstre con importanti ripercussioni economiche. Ma occorre condurre le indagini in modo tale da evitare che l’intera città sia messa in stato di pre-arresto

La chiamavano Gotham City, la nuova città del crimine, e anche il sindaco Beppe Sala aveva provato a ironizzarci su, a esorcizzare un po’, in un video ben riuscito assieme ai Club Dogo. Ma un anno fa l’allarme era la microcriminalità di strada, l’aumento dell’insicurezza percepita, le bande giovanili, gli immigrati lasciati allo sbando. C’erano anche le curve del calcio infiltrate e violente, ma non creavano allarme. C’erano anche i reati cosiddetti dei colletti bianchi – chi mai ha dubitato che esistano? – ma i ghisa per la strada e nemmeno la procura davano segnali di eccessivo allarme. La normalità ovattata di una metropoli che prova a crescere, sapendo di dover convivere coi suoi problemi. Lontani gli anni delle ordalie giudiziarie, e anche quelli dei cronisti da manetta con la bava alla bocca.

Ora molto sembra essere cambiato. Non dallo scorso weekend, quando è esplosa l’inchiesta della Dda di Milano e della Dna sui presunti “dossieraggi illegali” che ha coinvolto in primis la Equalize, una società di “Financial and Reputational Risks Investigation” come ce ne sono molte, e che da statuto analizzano dati “in chiaro”, ma sospettata di aver attinto con hackeraggi illegali a database riservati della polizia e altro ancora. Molto era iniziato a cambiare, a Milano, oltre un anno fa con le note indagini della procura retta da Marcello Viola sulle presunte irregolarità nel settore immobiliare da parte di costruttori, ma anche da parte di amministratori e funzionari che avrebbero aggirato le leggi. La questione è molto complicata, GranMilano se ne è occupata a più riprese, e di difficile soluzione: in pratica, il nodo del contendere è l’interpretazione di norme che risultano quantomeno contraddittorie. Per molti anni una interpretazione lineare delle norme ha permesso il grande sviluppo immobiliare di Milano, senza che la procura ravvisasse attentati alla salute pubblica. Ora, stando alle inchieste, sembrerebbe l’esatto contrario. Uno scontro tra costruttori, Comune e pm che rischia, tra le altre cose, di paralizzare l’economia della città: si calcola in dieci miliardi il business bloccato in attesa di chiarimenti (di legge).

L’altra inchiesta monstre – tralasciamo le curve, robetta al confronto – è quella su spioni e dossier. Così esplosiva e suggestiva da aver fatto rispolverare sui giornali anche Giuliano Tavaroli, ex capo della security di Telecom implicato in mille scandali e dossier. Solo che allora era il diavolo, ora lo intervistano come un angelo saggio: “E’ peggio che ai miei tempi”. Ma possiamo dargli credito quando spiega che le società tipo Equalize sono centinaia. L’inchiesta si annuncia enorme, e su una città di finanza come Milano può avere ripercussioni importanti: più dal punto di vista delle attività economiche. Ma occorrono almeno tre specifiche: la prima è che sui dossieraggi il Maelstrom è nazionale, e non riguarda di certo solo il mondo privato, lo sappiamo.

Il secondo, come ha detto il procuratore capo della Dna Giovanni Melillo, è che il vero buco nero è la debolezza dei sistemi che custodiscono le informazioni, cioè l’arretratezza italiana nella cybersecurity. Il terzo problema, al momento più ravvicinato, è come saranno condotte e valutate le indagini. E lì c’è già, evidente, un rischio iper-giudiziario che Milano ha ben conosciuto in passato. Come ha spiegato Luigi Ferrarella sul Corriere, due anni di indagini e intercettazioni hanno individuato fenomeni gravi, “eppure non potrebbe essere più diversa la lettura che ne fa la procura di Milano nelle 1.217 pagine di richiesta di 16 misure cautelari, e la lettura che ne fa il gip del Tribunale nelle 513 pagine di ordinanza di custodia cautelare per soli 4 domiciliari e 2 interdizioni”. Tra gip e pm c’è una differenza di metodo, nella necessità di estendere misure cautelari o di ipotizzare reati di estrema gravità. Ad esempio il presidente di Fondazione Fiera e proprietario di Equalize, Enrico Pazzali (oggi autosospeso), per il gip “si limita, di fatto, a rivestire una posizione sostanzialmente di rappresentanza”; cosa diversa da essere accusato di essere capo operativo di una banda di spie. In ambedue le grandi inchieste c’è un aspetto che Milano – nel suo complesso, civile, politico, economico – dovrà tenere presente e affrontare: le indagini vanno fatte e bene, ma si deve evitare il rischio di mettere l’intera città in stato di pre-arresto in base a interpretazioni a volte debordanti del ruolo di controllo della magistratura. Il rischio che accada è forte.

  • Maurizio Crippa
  • “Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini”

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