Si vota ancora per la Consulta e si prevede un’altra fumata nera. La disfatta della Liguria, l’irritazione di Mattarella. Nei dem manca l’accordo interno sul giudice da eleggere
Un’intesa c’è: Meloni vuole alla Consulta il suo consigliere e Schlein il suo amico. Si vota ancora oggi, invano, per eleggere il giudice della Corte Costituzionale. Il Pd ha perso la Liguria e Sergio Mattarella sta perdendo la pazienza. Quando Mattarella dice: “Le condivisioni delle scelte sono essenziali”, significa: “Sulla Consulta anche il Pd deve fare il suo”. Meloni punta, ancora, su Francesco Marini ma qual è la strategia di Schlein oltre all’Aventino, il non votiamo? Il nome della segretaria è Andrea Pertici ma il Pd non vuole votarlo. Si parla di spostare Roberto Romboli dal Csm alla Corte, ma se si sposta Romboli servono a quel punto le suppletive al Csm. Gianni Cuperlo, alla Camera, si porta avanti: legge l’ultimo libro del premio Nobel, Han Kang. Titolo: Convalescenza. Il Pd ha la febbre ligure: 47.4.
Alla Camera, il deputato del M5s dice: “Ci fonderemo con Avs. Sarà inevitabile”, mentre quello del Pd racconta: “A Conte stanno smottando i gruppi parlamentari. Si prepara una fuga verso FdI”. Si può perdere vincendo? Il Pd, in Liguria, con Orlando, ha ottenuto un risultato strepitoso ma il M5s ha ottenuto meno voti del previsto. L’analisi della disfatta, vecchia pratica comunista, è sospesa. Orfini fa sapere che è rimandata a dopo le elezioni in Umbria e in Emilia-Romagna. Base riformista, la corrente di Guerini, informa che “la segretaria non ha commentato all’interno. Attendiamo”. La libertà e la verità, nel Pd, passano dai social.
Il libertario, Enzo Amendola, Parthenope (ha sempre la frase a effetto come Celeste Dalla Porta di Sorrentino) scrive che “la coalizione progressista in Italia è ancora un’ipotesi, e non solo per i veti. Serve un progetto politico credibile”. Alla Camera, Peppe Provenzano si occupa di esteri, ore e ore, con le cuffie, come se dovesse risolvere la crisi fra la Cina e Taiwan. A sinistra c’è la stessa malinconia della poesia di Giorgio Caproni, “Disdetta”: “E ora che avevo cominciato/ a capire il paesaggio:/”Si scende”, dice il capotreno/ “È finito il viaggio”. In questo clima(x), si vota oggi per la Consulta, voto ridotto ormai a feste d’anniversario: Carlo Calenda e i suoi dovrebbero entrare in Aula, ma non votano Marini (il candidato di Meloni). Se poi si chiede allo staff della premier vi diranno: “Siamo a Tripoli, dopo abbiamo il Cdm (doveva entrare una stretta anti spioni, ma mancava Nordio. Uhm, c’è profumo di spritz) nessun accordo”. Se anche oggi è fumata nera, a dicembre se ne dovranno eleggere ben quattro.
Uno no e quattro sì? Cuperlo, “Leggete Convalescenza (Adelphi)”. Il Pd di nomi, per la Corte, ne ha; anche troppi. Può indicare Massimo Luciani o Stefano Ceccanti, ma la segretaria ha un debole per Pertici, suo amico, che non è amato dal Pd. Ed ecco la verità. Siamo sicuri che solo Meloni vuole eleggere il suo consigliere giuridico Alla festa del Foglio, l’attuale presidente della Consulta, Augusto Barbera, che è “il Barbera” spiegava che i cinque componenti eletti dal Parlamento, “non è che sono frutto dello spirito santo” e in passato, nella prima Repubblica, venivano scelte persone che avevano svolto attività politica”. Solo che nel Pd manca l’accordo, interno. Pertici rappresenta la regione Toscana nel ricorso contro l’Autonomia, di Calderoli, e a gennaio si deve votare l’ammissibilità del ricorso. Che figura farebbe la Toscana se perdesse il suo avvocato, anzi, se il suo avvocato venisse eletto, ora alla Consulta? Se Pertici non passa, e nel Pd, non passa, resta Romboli, che è l’altro preferito dalla segretaria, ma che è stato appena eletto al Csm, alla disciplinare, nel ruolo di Rosanna Natoli, la consigliere appena sospesa. Al Pd, conviene? Il Colle, dove abita Mattarella, irritato, fa capire che la segretaria del Pd rappa, con gli Articolo 31, che è una meraviglia, ma con il telefono ha un rapporto complicato. In una parola: non risponde al telefono. E’ passato un giorno dalla sconfitta Ligure e nel Pd l’unica corrente mancante è la corrente Caproni, poeta bandiera della sinistra: “Mi sono risolto / ho scorto/ uno per uno gli assassini/ hanno tutti quanti il mio volto”.