Palazzo Madama contro il voyeurismo sul caso che ha portato alle dimissioni dell’ex ministro della Cultura. No all’acquisizione delle mail scambiate con Maria Rosaria Boccia. Occorre distinguere i casi politici e quelli giudiziari
Il Senato ha deciso a maggioranza di respingere la richiesta del Tribunale dei ministri di acquisire le email scambiate dall’allora ministro Gennaro Sangiuliano con Maria Rosaria Boccia, ravvisando il “fumus persecutionis”. Il tribunale indaga sulla base della denuncia di Angelo Bonelli, deputato dei Verdi, che sosteneva che Sangiuliano fosse reo di rivelazione di segreto d’ufficio. La commissione per le Autorizzazioni prima e poi l’Aula hanno ritenuto che non è stata dimostrata la connessione con i reati indicati della corrispondenza di Sangiuliano e che “l’indiscriminata acquisizione di una serie infinita di dati” lede, oltre tutto, il diritto alla riservatezza dell’indagato. Fa impressione che tutta l’opposizione, compresi quelli che si dichiarano garantisti, abbia votato per l’acquisizione, sostenendo la bizzarra tesi che per l’accusa di rivelazione di segreti d’ufficio sia necessario acquisire le chat personali. In sostanza si fa un’accusa generica, basata su un semplice sospetto da parte di un rappresentante politico di opposizione, poi per effetto di quella denuncia priva di dati circostanziali di alcun genere, si permette di far esaminare tutta la corrispondenza privata dell’ex ministro per cercare qualche indizio.
E’ ragionevole avviare un’azione giudiziaria quando ci sono elementi che la giustifichino, elementi, cioè indizi, dai quali si deve partire, non che devono essere cercati ledendo i diritti personali dell’indagato solo in base a una denuncia priva di riscontri. Si tratta di un principio che vale per Sangiuliano come per qualsiasi cittadino: se qualcuno denuncia un reato deve dare elementi a suffragio del fatto che il reato sia stato commesso, altrimenti non si procede. Il fatto che invece il Tribunale dei ministri abbia deciso di seguire la procedura inversa configura, secondo la maggioranza del Senato, un intento persecutorio. E’ bene che, anche su questa vicenda, si faccia prevalere il diritto alle garanzie sulla volontà di sfruttare e amplificare un interesse mediatico che è tutto tranne che un indizio di colpevolezza. Forse non si è fatto sempre così, ma è bene che si torni sulla retta via.