I due centrocampisti erano arrivati negli ultimi giorni di calciomercato. Sembrava una mossa disperata per rinforzare in qualche modo la rosa a disposizione di Raffaele Palladino, si è rivelata la chiave del rilancio della Viola
All’ultimo giorno di mercato, con il cuore presumibilmente in frantumi e al tempo stesso la volontà di intraprendere un’avventura totalmente diversa, Edoardo Bove e Danilo Cataldi hanno percorso lo stesso tragitto, un Roma-Firenze intriso di malinconia. Sembravano due acquisti di pura disperazione da parte del club viola, arrivato alle ultimissime ore della finestra trasferimenti a consegnare rinforzi a Raffaele Palladino. I due si univano all’altro nuovo arrivato, Yacine Adli: tre centrocampisti presi nel giro di una manciata di giorni, andando a trasformare un reparto fino a qualche momento prima improntato su tutt’altri concetti, decisamente meno affini all’ex tecnico del Monza. Nelle prime uscite, infatti, il perno era stato il muscolare Sofyan Amrabat, poi ceduto al Fenerbahçe dopo essere stato messo in vetrina nelle settimane iniziali.
Da qualche settimana a questa parte, la Fiorentina ha preso il volo, archiviando difficoltà che parevano insormontabili. E i protagonisti, più o meno silenziosi, sono proprio i due ragazzi arrivati da Roma, il primo lasciando una Lazio della quale si immaginava già capitano dopo anni da protagonista, il secondo dando l’addio a un club che aveva scelto altre soluzioni, rigettando quel ragazzo promosso dal vivaio che da estremo faticatore di centrocampo si era saputo regalare persino una notte di gloria eterna decidendo la semifinale di Europa League contro il Bayer Leverkusen, preludio alla finale poi persa contro il Siviglia.
Per Bove, Palladino ha via via trovato le misure: un po’ mezz’ala e, soprattutto, esterno alto a sinistra, ruolo mai ricoperto prima nell’esperienza romanista. Sulla trequarti, talvolta, aveva agito esclusivamente in Primavera, agli ordini di Alberto De Rossi, e mai in posizione defilata. Palladino ne ha invece scorto le enormi capacità polmonari, un equilibratore in grado di lasciare all’occorrenza libera la corsia per le sgroppate di Gosens e di venire ad associarsi ai due mediani, Cataldi e Adli, per l’appunto. Cataldi che ha dato il meglio in carriera in un centrocampo a tre agli ordini di Maurizio Sarri e che in questo ecosistema si è trovato immediatamente centrale, diventando uomo copertina per l’inusuale doppietta di Lecce quando in realtà lo è per tutta l’attività di “pulizia” che riesce a fare in mediana, gestendo il pallone in maniera semplice e necessaria. Palladino lo ha voluto seguendo un antico retaggio: i due furono compagni di squadra per qualche mese a Genova. “Ho ritrovato la persona con cui avevo lavorato al Genoa, da allenatore è diventato grande, è un uomo molto intelligente”, ha detto Cataldi parlando di un tecnico che gli ha dato fiducia dal primo momento.
Sta brillando anche Adli, che così come Bove è andato a segno contro la sua ex squadra, il Milan, anche se il cordone ombelicale dei due presenta una solidità ben diversa: in pochi avrebbero scommesso sulla possibilità di vedere un centrocampo del genere subito così efficiente, eppure Palladino è riuscito a mettere tutto al posto giusto, facendoli ruotare a livello di posizioni in campo, in una squadra che brilla a livello realizzativo anche a costo di concedere qualcosa. Li chiamavano scarti (così come accaduto con Kean), oggi sono i protagonisti della Fiorentina quarta in classifica.