Israele ha risposto all’attacco dell’Iran

Con l’operazione “Giorni del pentimento”, Tsahal prende di mira i siti militari di Teheran. Le tre ondate, l’avvertimento, la reazione

Tra tutte le opzioni, per rispondere all’attacco della Repubblica islamica dell’Iran del 2 ottobre scorso, Israele ha scelto di colpire degli obiettivi militari in un’operazione in tre ondate in cui i caccia sono stati impegnati nell’attaccare prima i sistemi di difesa aerea, poi basi missilistiche, postazioni per il lancio di dorni e infine siti per la produzione di armi. L’attacco è avvenuto in coordinamento con gli Stati Uniti, che erano stati avvisati in anticipo e che, da giorni, hanno effettuato il trasferimento del sistema di difesa aerea Thaad, di soldati in grado di manovrarlo e hanno spostato i loro caccia per aiutare Israele nella difesa nel caso in cui l’Iran scelga di colpire ancora una volta Israele.

Il 2 ottobre scorso, Teheran aveva lanciato un attacco con centottanta missili balistici diretti contro tutto il territorio israeliano, aveva rimandato per mesi quella che il regime iraniano considerava una risposta per l’uccisione del capo di Hamas Ismail Haniyeh mentre si trovava a Teheran ed è stato eliminato in un edificio gestito dai pasdaran. Haniyeh era stato ucciso a luglio, l’Iran ha colpito Israele dopo oltre due mesi di titubanza e di attesa, richiamato dall’urgenza di mostrare anche ai suoi alleati nella regione che la testa del sedicente Asse della resistenza non è debole e non ha paura di una guerra contro Israele. L’attacco iraniano era arrivato anche dopo l’eliminazione di Hassan Nasrallah, parte considerata da Teheran pregiata dell’Asse della resistenza e capo storico di Hezbollah rimasto al potere del gruppo libanese per trentadue anni, e dopo l’attacco dei cercapersone e dei walkie talkie degli uomini di Hezbollah in un’azione di cui Israele non si è mai assunto pubblicamente la responsabilità, ma che ha dato inizio a una guerra capillare di Israele contro il gruppo, alla decimazione della sua leadership e anticipato l’operazione di terra di Tsahal in Libano.


Non è la prima volta che Israele colpisce l’Iran, è però la prima volta che si assume la responsabilità di un attacco contro la Repubblica islamica. Secondo fonti di Axios, Teheran è stato avvertito da Israele, tramite terze parti, gli israeliani avevano chiarito cosa sarebbe stato attaccato e avevano messo in guardia dal rispondere all’operazione denominata “Giorni del pentimento” e iniziata con la chiusura della festività di Simachat Torah: lo scorso anno nel giorno di Simachat Torah era iniziato l’attacco di Hamas.

La prima reazione del regime sembra volta a minimizzare i risultati dell’attacco, gli Stati Uniti si aspettano comunque una risposta da parte di Teheran, ma limitata.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull’Unione europea, scritto su carta e “a voce”. E’ autrice del podcast “Diventare Zelensky”. In libreria con “La cortina di vetro” (Mondadori)

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