Il Sinner che non ti aspetti

Oltre le vittorie, c’è un ragazzo che matura in modo coerente e sincero, usando in modo mai banale le parole così come i colpi sul campo: “Per me questo è ancora un hobby e in partita mi diverto sempre”. Le confessioni del numero 1 al mondo a Sky Sport

C’è un Jannik Sinner che va oltre il campo da tennis, anche se a noi, sinceramente, basterebbe anche quello che ha regalato all’Italia la Coppa Davis, due slam e il primo posto nella classifica Atp dove nessun azzurro era mai arrivato prima. È il ragazzo educato che esce dalla lunga intervista concessa a Federico Ferri che in questi giorni è in onda sui canali di Sky Sport (la trovate anche sul sito di Banca Intesa). Ma sotto quell’irresistibile zazzera rossa non c’è solo l’educazione. C’è molto di più. C’è un ragazzo che sta diventando uomo e anno dopo anno aggiunge un pezzo alla sua maturazione restando sempre coerente con se stesso, sincero, semplice. Un ragazzo che sa usare le parole come i colpi sul campo. Va in profondità anche quando libera le parole e non solo quando attacco con un dritto dei suoi. In un’oretta di faccia a faccia, Jannik racconta un anno trionfale, ma anche tormentato. Una stagione cominciata con il successo in Australia, e poi proseguita con la scalata al numero 1 al mondo. Fino a che non è arrivata la comunicazione sulla positività da Clostebol che non lo ha fatto dormire nelle notti di Wimbledon e poi, una volta diventata pubblica, lo ha costretto a cambiare i programmi degli allenamenti a New York quando arrivava al campo con la curiosità di vedere che faccia facevano quelli che lo incontravano. Racconta della sua forza mentale, di come per lui, numero uno al mondo, il tennis sia ancora un hobby.

Sì avete capito bene. “Il divertimento è importantissimo, fa in modo che anche quando sei stanco vai in campo e hai voglia di giocare. Non sempre ho voglia di allenarmi, invece ho sempre voglia di giocare una partita. Ma so che per giocare bene devi lavorare tanto…”. Il lavoro sul fisico, sulla tecnica, sulla mente, è una costante della vita di Jannik. “Io non sono cambiato come persona e non è cambiato il modo in cui tratto gli altri attorno a me, quello che è cambiato è che ho meno tempo libero. So che potrei andare a casa anche domani, ma sono una persona che dedica tutto il suo tempo al lavoro, perché voglio migliorare e continuo a farlo anche adesso che sono arrivato dove sognavo quando a 13 anni me ne sono andato da casa”. Racconta dei suoi discorsi da vincitore. Mai banali. In Australia il grazie ai genitori che lo hanno lasciato libero di scegliere. A New York il pensiero alla zia che lo aveva accompagnato da piccola ed era nei suoi ultimi giorni di vita. Un ragazzo che non ha paura dei suoi sentimenti. Di far vedere dove sta andando il suo cuore. Forse è un po’ timido con la ragazza, ma questo è un altro discorso.

“Quest’anno ho capito tante cose. Ero in una situazione molto difficile e delicata… però una mattina mi sono svegliato e mi sono detto Jannik tu stai bene fisicamente, ti devi sentire fortunato perché fai quello che ami. Tutto è partito come un hobby, ma ora che è il mio lavoro è ancora un hobby perché mi sento come un ragazzino a giocare a tennis… il vero lavoro è tutto il resto, andare in palestra, fare la fisio, andare a dormire prima e svegliarsi prima di tutti gli altri… però sono tutte cose che mi hanno fatto crescere come giocatore e come persona è uno le accetto. Mi piace dare qualcosa indietro a chi crede in me o mi supporta”. Come dice Paolo Bertolucci: “Quest’uomo non è reale: da quale pianeta arriva?”. Intanto regalategli una lavastoviglie perché anche adesso che lo sportivo più ricco d’Italia lava i piatti a mano a casa a Monte Carlo.

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