Il signor Mutti dice chiaro che bisogna fermare le importazioni dalla Cina per “insegnare ai nostri agricoltori a coltivare meglio” e proteggerli dalla concorrenza sleale. Un appello tutt’altro che protezionista, nella speranza che il ministro lo ascolti
Francesco Mutti, ad dell’omonimo gigante italiano dei pomodori, ha detto ieri al Financial Times che “dovremmo bloccare l’importazione di concentrato di pomodoro dalla Cina o aggiungere una tassa del 60 per cento su di esso, in modo che il suo costo non sia così diverso da quello dei prodotti italiani”. E’ la prima volta che il leader di un’azienda italiana di prodotti a base di pomodoro si esprime in modo così netto e chiaro su un problema che va avanti da anni. L’Italia è uno dei maggiori importatori al mondo di pomodori dello Xinjiang, la regione dove, secondo intelligence e inchieste, gran parte dei prodotti agricoli sono il frutto del lavoro forzato che Pechino impone alla minoranza musulmana degli uiguri. L’America già da tre anni ha fermato le importazioni di pomodori dallo Xinjiang, ma dentro all’Unione europea non è stata ancora presa una decisione. Il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, che parla spesso di pomodori come simbolo del Made in Italy, aveva deciso di astenersi sul voto a Bruxelles perché la norma che avrebbe bloccato le importazioni avrebbe in qualche modo favorito il mercato americano. La protesta di Coldiretti del giugno scorso contro i container di pomodoro cinese che poi – riprocessato – può essere marchiato “made in Italy”, era durata 24 ore: “E’ colpa dell’Europa!”, aveva detto un rappresentante a questo giornale, senza sapere che era tutto il contrario. Ora Mutti, che l’altro ieri ha incontrato pure il ministro dell’Industria Adolfo Urso, fa un discorso chiaro e semplice al Financial Times, tutt’altro che protezionista: perché il lavoro forzato è, oltre che ignobile, concorrenza sleale. E propone blocco delle importazioni o dazi del 60 per cento sull’import per riequilibrare il mercato: “Dobbiamo insegnare ai nostri agricoltori a coltivare meglio, ma dobbiamo anche proteggerli dalla concorrenza sleale”, ha detto Mutti. Lollobrigida ci sente?