Schlein e Conte chiudono la campagna in Liguria, il primo a non crederci più è Orlando

Al teatro Politeama il comizio finale della sinistra (con il fantasma di Beppe Grillo). La sala strapiena dà la forza al preoccupatissimo candidato del Pd che esce fuori per salutare quelli che non sono riusciti a entrare: “Ce la possiamo fare”

Genova, dal nostro inviato. “Potete fare ancora tanto, non lasciate solo Andrea, prendete le vostre rubriche cercate 10-15 persone da chiamare e convincetele! Dall’altra parti si scrive Bucci e si legge Toti”, grida Elly Schlein dal palco. Ci mancava la pioggia. Andrea Orlando sognava una chiusura di piazza. Un comizio novecentesco per dare la carica. Genova offriva anche il toponimo evocativo: piazza Matteotti. E invece niente, avevano ragione quegli altri, quelli del centrodestra, che sulle condizioni meteo non ha mai sperato e hanno scelto subito gli ex magazzini del cotone. Giovedì sera anche Orlando si è arreso: la campagna elettorale si chiude al Politeama genovese, teatro di musical, cabaret, e adesso anche di centrosinistra. Sul palco c’è il nuovo campo largo senza Renzi. Si gioca la sua prima partita. Funzionerà? L’armocromista di Schlein le ha suggerito un blazer viola. Giuseppe Conte ha ormai ha dismesso la pochette e sotto la giacca indossa il solito maglioncino blu da professore di filosofia. I due fanno a gara a chi battibecca di più con Giorgia Meloni – “Meloni dice che ci regala una calcolatrice, ma noi le diamo i numeri: in Liguria ci vogliono 430 giorni per una colonscopia”, dice lei; “Meloni mi dà della faccia di’ marmo, lei è una bugiarda seriale”, rintuzza quel altro–. Poi ovviamente ecco Bonelli&Fratoianni, il duo della sinistra verde. Il moderato che tutti cercano, il bollino del riformismo nella coalizione, Carlo Calenda, è in collegamento, ma assicura: “Orlando è una persona seria, un vero liberale”.

A due chilometri, anche Marco Bucci ha con se l’intera coalizione: Meloni, Tajani e Salvini. “Ma Orlando ha invitato anche Schulz o la Diaz?”, scherzano dal quelle parti, ironizzando sugli endorsment da leader dei partiti socialisti di mezza Europa che il candidato del Pd si è fatto fare nei giorni scorsi ma che hanno avuto l’effetto di rafforzare l’immagine che di lui cercano di dare gli avversari: “È un uomo di partito che vive a Roma”. Lui dal palco lo rivendica: ”Sono orgoglioso delle relazioni che ho costruito, loro sono orgogliosi di un presidente che è caduto perché è stato arrestato, a me nessuno può dire che ho usato le istituzioni per fare i miei interessi”. Certo a Genova sarebbe stato meglio l’appoggio di un ligure illustre. E in un teatro di cabaret, per di più della sua città, chi meglio di Beppe Grillo? Eppure al Politeama in cartellone c’è Luca Bizzarri, persino Marco Travaglio e Walter Veltroni, ma del fondatore del M5s, che aveva ricominciato a esibirsi proprio da qui a aprile 2023, nessuna traccia. Difficile rivederlo oggi. Adesso “Tu sei il peggiore”, glielo dice Conte che ha deciso di stracciargli la super consulenza da 300 mila euro. L’one man show riesce bene anche a lui: “Bucci si vanta del Modello Genova, ma chi fatto il decreto a palazzo Chigi? Io!”.

Ci si dà la carica, ma ne teatro genovese, sottotraccia, va in scena un altro spettacolo: è la Grande Paura. Tutti negano, ma il timore di perdere, nonostante il gol a porta vuota che il caso Toti ha offerto, è altissima. Ferruccio Sansa, leader della sinistra genovese, fa una previsione che è una battuta involontaria: “Sono ottimista, io non ci prendo mai”. Sergio Cofferati mentre attende di entrare in sala è attraversato da cattivi pensieri: “Programmi molto generici non aiutano. Bucci ha il vantaggio di aver messo nelle liste degli assessori in carica, gente che, anche solo per ruolo istituzionale, qualche capacità attrattiva ce l’ha”. Dallo sguardo nel vuoto di Andrea Orlando seduto al centro del palco mentre Fratoianni ammette: “Non la pensiamo allo stesso modo su molte cose, ma essere contro questa destra è di per se un formidabile programma politico”, si direbbe che anche lui non la veda poi troppo diversamente.


A guardare la platea comunque si capisce perché Bucci si auguri che tutti i liguri facciano un figlio. I pochissimi giovani sono tutti sul palco seduti a semi cerchio intorno al candidato. Quando Maraio del Psi cita Pertini scendo lacrimoni in sala. Comunque saranno pure anziani ma il teatro è pieno. Oltre 1.200 persone dicono dallo staff del candidato. Talmente pieno che decine di persone rimangono fuori. Orlando esce per salutarli visibilmente emozionato. E’ forse il momento più sincero di questo comizio. “Volevo salutarvi – dice –, sono commosso, ce la possiamo fare”. E quelli con l’entusiasmo dei ventenni: ”Orlando, Orlando!”. Forse sarà una disfatta, ma una disfatta dolcissima. Orlando, finito di comiziare, con una mano scaccia i cattivi pensieri, scende dal palco e abbraccia l’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti sulle note di “Volta la carta”. Ci si affida a Fabrizio De Andrè.

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