Le allusioni sessuali su Spano-Giuli viste da Vittorio Feltri: “E quello becero sarei io?”

Destra, sinistra e giornali allineati per le dimissioni del capo di gabinetto del ministro della Cultura. “Il grande scandalo? Non esiste. E se lo mettano in testa queste teste di cazzo: ciascuno va a letto con chi gli pare”, dice il giornalista

“La destra tira fuori questa parola, ‘pederasta’, che non sentivo all’incirca dalla Marcia su Roma. E la sinistra, quella della tolleranza e dei diritti, stappa bottiglie di champagne e si scatena con ‘Report’ contro uno che scopa per i fatti suoi. E poi quello becero sarei io?”. Dice così, col suo tono ironico, Vittorio Feltri a proposito della vicenda di Francesco Spano, il capo di gabinetto del ministro della Cultura Alessandro Giuli costretto mercoledì alle dimissioni da una straordinaria convergenza tra una parte della destra e una parte della sinistra. Convergenza politica, e giornalistica. “Non c’è cronista politico d’Italia, me compreso”, dice Feltri, “che in questi giorni non abbia ricevuto telefonate di politici e colleghi che raccontavano, in una specie di telefono senza fili, storie incredibili sul ministero del ‘CULtura’, su orge gay al ministero e altre cose assurde e francamente vergognose persino per uno come me che dell’esagerazione ha fatto una cifra professionale”. E queste insinuazioni da trivio, le abbiamo sentite anche noi qui al Foglio. Abbiamo visto alla Camera e al Senato parlamentari di FdI e del Pd darsi di gomito. Farsi l’occhiolino. Riempire il volto di un risolino semplice, frequente, sciocco, con battute da terza media. E poi quelle stesse cose le abbiamo ritrovate scritte, tra le righe, sotto forma di allusioni su Dagospia (“Temptation Island”), sulla Verità (“l’uomo di Giuli”) e nei comunicati di ‘Report’ la trasmissione di Rai 3 che ha parlato di un altro “caso Boccia” dunque di un caso di relazioni sentimentali e sessuali. La Verità, Dagospia e Report. “Una bella convergenza del cazzo”, ride Vittorio Feltri. “E’ chiaro che lo hanno fatto dimettere perché è gay. Ed è chiaro che con questa storia vogliono dire che è gay anche il ministro Giuli. Cosa che non credo sia vera, perché lo conosco. E anche se lo fosse… Sarebbero fatti suoi”.

“Report” ha raccontato che Spano avrebbe firmato, quando era l’uomo dei conti al museo Maxxi di cui Giuli era presidente, una consulenza da 14.000 euro lordi a suo marito. Giovanna Melandri, ex presidente del Maxxi, ha poi spiegato che quella consulenza il marito di Spano ce l’aveva da prima di essere il marito di Spano. “E sarebbe questo il grande scandalo?”, ride Vittorio Feltri. “Il grande scandalo non esiste”, dice il direttore. “La cosa bestiale è l’ipocrisia e la stupidità dei commenti che stiamo sentendo tutti in questi giorni a proposito della frociaggine al ministero della Cultura. Una cosa che un po’ mi fa ridere, un po’ mi fa piangere. Perché poi rompono i coglioni a me quando faccio i titoli provocatori. Ma io strizzo l’occhio, scherzo, lo faccio in chiaro, non metto in circolo un pissi pissi omofobo e schifoso per sporcare la gente o indebolire un ministro”. La maldicenza del sottobosco politico romano, così scarsa di fantasia, è sempre la stessa: quando si tratta di una donna dicono che è una mignotta quando si tratta di un uomo è sempre un frocio, e tutti ripetono queste cose aggiungendo particolari, nomi, invenzioni, dettagli. “Beh, le ho sentite sempre anche io. E’ robaccia. Le ho sentite negli ultimi anni a proposito di sindache donna che venivano raccontate come una cosa a metà tra Messalina e la regina di Sodoma, o di leader politici che si facevano inchiappettare dai loro deputati. Ma guarda, io scherzo, faccio titoli, però queste cose non le tratto proprio. Mi fanno schifo. Se lo mettano in testa queste teste di cazzo di destra e di sinistra: ciascuno va a letto con chi gli pare. Uomo o donna che sia. A me per esempio è sempre piaciuta la figa, e ancora mi piace… anche se non mi ricordo più il perché”.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori “Fummo giovani soltanto allora”, la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.

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