Lancia il fascio e nasconde la mano. E Vannacci si presenta simpatico birbantello

L’umorismo usato come veicolo di un doppio messaggio, e chi ha orecchie per intendere intenda. Non è un problema solo italiano, quello dei troll che circumnavigano il fascismo senza attraccare mai apertamente

Lo scrittore Errico Buonanno ha proposto una spiegazione brillante dell’efficacia oratoria di Vannacci. Nel suo lanciare simboli fascisti e poi nascondere la mano, facendo finta di non averli lanciati, il generale ripete lo schema fortunato delle canzoncine che ci divertivano da ragazzini, quelle in cui si dice una parola scurrile senza dirla. A noi ci piace la fì, la fì, la figlia dell’ortolano, perché ci dà la fré, la fré, la fresca insalatina. Così facendo, Vannacci può presentarsi come simpatico birbantello, vittima delle vestali seriose dell’antifascismo che non sanno “farsi una risata”. L’umorismo (è il caso di dirlo: da caserma) è usato qui come veicolo di un doppio messaggio, e chi ha orecchie per intendere intenda. Non è un problema solo italiano, quello dei troll che circumnavigano il fascismo senza attraccare mai apertamente e onestamente la loro flottiglia. Ora negli Stati Uniti si discute degli apprezzamenti di Donald Trump per i generali di Hitler, e il discorso è sempre lo stesso: ci è o ci fa? Se ci fa, quanto consapevolmente ci fa? E in ultima analisi, chi è? Il dilemma si era già posto ai tempi della prima elezione di Trump. All’epoca, Emily Nussbaum scrisse sul New Yorker che durante la campagna elettorale “la distinzione tra un nazista e uno che fa finta di essere nazista tanto per ridere si era fatta sfocata”. Due campagne dopo, siamo ancora lì. E’ uno dei veleni del nostro tempo, che riesce a inocularsi in un loophole del discorso pubblico, ed è un veleno per il quale nessuno ancora ha trovato l’antidoto.

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