La sveglia suona (per Salvini) sul trasporto pubblico locale

Le cifre per il tpl previste in manovra vengono considerate “insufficienti” sia nella maggioranza che all’opposizione. Critiche bipartisan

Partendo dalla percezione empirica, ci sono città in cui il trasporto pubblico locale è al collasso (vedi Roma), se non alla paralisi, e dove i cittadini sono sull’orlo di una crisi di nervi un giorno sì e l’altro pure, e se piove peggio che mai. La sensazione è che poco venga fatto, motivo per cui il malumore si scarica sui sindaci, i quali a loro volta, a torto o a ragione, sono tentati dallo scarico di responsabilità – e l’alibi può essere il cambiamento climatico che rende le strade fiumi quando piove (quando invece magari c’è un problema di pulizia tombini), o l’inazione del governo, considerato sordo e cieco sul tema. Dall’altro lato c’è chi, dalla maggioranza, è tentato dallo scaricabarile in senso opposto, verso le amministrazioni locali inefficienti. Fuori dalla percezione empirica e dall’accusa reciproca, però, un grande problema di tpl resta, tanto che il ministro dei Trasporti Matteo Salvini è stato più volte sollecitato da enti locali, aziende del settore e sindacati di ogni tendenza politica, in direzione di un intervento organico in materia (lo scorso anno anche il governatore leghista del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, nella veste di presidente della Conferenza stato-regioni, ha presentato al ministro un documento in cui si evidenziavano le criticità). Non solo: confrontando la spesa per il tpl in altri paesi, negli anni scorsi (dati Isfort), l’Italia risulta sotto la media europea quanto a investimento in relazione al Pil (la Germania, per esempio, investe più del doppio, la Gran Bretagna quasi il doppio), motivo per cui, da più parti, si è invocata l’apertura di un tavolo per poter affrontare una volta per tutte la questione. Ma è passato un altro anno, e ora che la bozza di legge di bilancio 2025 è in viaggio verso il Parlamento – con uno stanziamento di 120 milioni di euro per il tpl – si registrano commenti negativi bipartisan: “La misura di 120 milioni di euro è ampiamente insufficiente rispetto alle esigenze del tpl”, dicono Agens, Anav e Asstra, i soggetti che rappresentano le imprese del settore. E i sindacati all’unisono, dalla Cgil all’Ugl, da sinistra a destra, passando per la Cisl, hanno annunciato una conferenza stampa per il 29 ottobre e uno sciopero unitario per l’8 novembre, con le cifre previste nella manovra nel mirino (oltre al rinnovo del contratto per i lavoratori del settore). “Servirebbe più di un miliardo”, è il mantra. Dall’opposizione, Andrea Casu, vicepresidente pd della Commissione trasporti della Camera (autore, il 27 settembre scorso, di un’interpellanza urgente per chiedere l’immediato potenziamento del fondo nazionale per il tpl), dice che “la manovra conferma tutte le preoccupazioni di Regioni, Enti Locali, imprese, sindacati e cittadini: se si ferma il trasporto pubblico locale si ferma il paese, ed è inutile che il governo si nasconda dietro il balletto delle cifre e dei criteri. L’effetto è che si tagliano i servizi per i cittadini e i diritti dei lavoratori: 120 milioni non bastano nemmeno a coprire l’aumento dei costi, figurarsi a fare il rinnovo dei contratti”. ‎Dal lato maggioranza, il presidente della Commissione Trasporti Salvatore Deidda, deputato di FdI, dice: “Ci sarà tempo di esaminare la manovra 2025 e di approfondire le questioni aperte. Conosciamo le richieste del settore, sia per quanto riguarda il recupero delle risorse impiegate in periodo pandemico, sia in tema di riformulazione del fondo nazionale tpl e di calcolo dei livelli essenziali delle prestazioni, viste le diverse esigenze delle città metropolitane e delle aree periferiche”. Si vedrà, ma la “sveglia” per il Matteo Salvini ministro sta suonando da tempo.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l’Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l’hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E’ nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

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