Israeliani a Kyiv per imparare ad abbattere i droni di Teheran

Ucraini e israeliani devono fermare gli stessi droni iraniani: i primi ci riescono spendendo un centesimo dei secondi. Kyiv non ha problemi a condividere le sue tecniche, ma in cambio vuole informazioni su Putin

Domenica un drone lanciato da Hezbollah si è schiantato contro la finestra della camera da letto della casa di Benjamin Netanyahu a Cesarea, alcuni pezzi di vetro sono finiti dentro la piscina e nel giardino della villa, ma le finestre dell’edificio sono tutte rinforzate e il drone non è riuscito a sfondare ed entrare. Una settimana prima un drone del Partito di Dio aveva bucato il tetto della sala mensa di una base militare a Binyamina, vicino alla città di Haifa, aveva ucciso quattro soldati e ne aveva feriti a decine nell’attacco che ha fatto più morti in Israele da quando Hezbollah è entrato in guerra l’8 ottobre 2023. A luglio un drone degli houthi yemeniti di Ansar Allah, dopo aver percorso in volo più di duemila chilometri, si è andato a schiantare contro un condominio di Tel Aviv, ha ucciso un israeliano e ne ha feriti altri dieci. Lo stato ebraico è il paese con le difese aeree migliori del mondo finché si tratta di abbattere missili, ma gli israeliani hanno capito di avere un problema con i droni, così si sono rivolti ai più allenati di tutti a difendersi dagli aeroplanini robot imbottiti di esplosivo: gli ucraini. A metà ottobre una squadra del Mossad e una delegazione di ufficiali specializzati in contraerea erano a Kyiv per chiedere consigli sui droni e, in cambio, offrire consulenze su altro. Sia l’Ucraina sia Israele in questi anni hanno accumulato informazioni preziose sul nemico storico dell’altra parte, rispettivamente la Russia e l’Iran.

Oggi Tsahal usa munizioni della contraerea che costano centinaia di migliaia di dollari e non sempre funzionano per abbattere i velivoli senza pilota da mille dollari o poco più delle milizie amiche di Teheran. Il governo di Zelensky non ha i mezzi finanziari di quello di Netanyahu e l’Ucraina si è dovuta ingegnare con innovazioni a basso costo per fermare gli aeroplanini suicidi iraniani lanciati dai soldati di Vladimir Putin. Gli ucraini fanno lavorare in tandem dei veicoli armati di mitragliere e un vasto sistema di radar e sensori, un connubio di vecchio e nuovo mondo. Il sistema elettronico riesce a prevedere da dove arrivano gli Shahed e a che velocità viaggiano, le squadre di mitraglieri li aspettano nella notte con il dito sul grilletto. Adesso Kyiv ha sviluppato un modello “made in Ukraine” di drone anti drone capace di sbriciolare uno Shahed. Gli israeliani sono interessati a capire come facciano.

L’anno scorso Mykhailo Fedorov, il ministro con la delega all’Innovazione e il più giovane del governo Zelensky, un millennial cresciuto tra gli sviluppatori di videogiochi e le startup di Kyiv, aveva messo in palio un premio da un milione di dollari per chiunque fosse riuscito a inventare un drone capace di distruggere in volo gli Shahed iraniani. Quattro giorni fa il Telegraph ha scritto che l’Ucraina sta costruendo una nuova arma: il drone “Pungiglione”, che si pilota con un joystick come quello della PlayStation e un visore sulla faccia, in grado di inseguire e neutralizzare in cielo gli Shahed. Il drone Pungiglione costa un centesimo di una munizione per la contraerea occidentale e lo produce soltanto la startup ucraina “Calabrone selvaggio”.

Iron Dome, il sistema di difesa aerea israeliano, è molto più sofisticato del drone Pungiglione ma fatica a intercettare gli Shahed perché sono costruiti in modo da essere poco visibili ai radar. Kyiv ha distrutto nove Shahed su dieci degli oltre seimiladuecento che Mosca ha lanciato contro l’Ucraina dall’inizio dell’anno. E a maggio ha realizzato un record: ha abbattuto il novantotto per cento dei droni iraniani come quelli che ha in dotazione Hezbollah spendendo molto meno di quanto spenda Israele per contrastare gli attacchi compiuti con la stessa arma.

Quando un anno fa è fallita la controffensiva ucraina d’estate, l’allora capo di stato maggiore Valeri Zaluzhny aveva dato la colpa ai cieli infestati di droni sopra le trincee lunghe in totale mille chilometri, e aveva aggiunto che quell’ambiente completamente nuovo e ostile aveva accelerato le competenze ucraine sui droni fino al punto in cui, un giorno, anche paesi più ricchi e meglio armati del suo si sarebbero trovati a chiedere aiuto e consigli all’Ucraina. Aveva ragione.

Secondo fonti sia israeliane sia ucraine, nelle ultime settimane il Mossad ha spostato più agenti a Kyiv e le riunioni tra i rappresentanti delle agenzie d’intelligence dei due paesi sono diventate frequenti. La rivista specializzata Intelligence Online scrive che, oltre ai droni, gli ucraini sarebbero pronti a fare entrare il Mossad nello stabilimento aerospaziale Yuzhmash. Yuzhmash è un colosso fondato negli anni Cinquanta dai sovietici e conserva i segreti di fabbricazione dei lanciatori intercontinentali sviluppati da Mosca. Fino all’occupazione illegale della Crimea e alla guerra in Donbas nel 2014, sono stati gli ingegneri ucraini di Yuzhmash a progettare tutti gli ultimi lanciatori russi. Non è un caso se i missili di Putin prendono di mira con costanza lo stabilimento fin dall’inizio dell’invasione su larga scala a febbraio del 2022 – lo fanno per provare a distruggere quelle competenze.

Gli ucraini credono che l’intelligence israeliana sia interessata ai dettagli di questa tecnologia perché teme che il Cremlino possa condividerla con i pasdaran iraniani. Se succedesse, il trasferimento di competenze permetterebbe alla Repubblica islamica di sviluppare meglio i missili balistici come quelli che il 13 aprile e il primo ottobre ha lanciato contro Israele facendo danni (e non facendo vittime soltanto perché le basi militari e il quartier generale del Mossad presi di mira erano stati evacuati per tempo, appena gli occhi dei satelliti avevano visto i pasdaran portare i missili fuori dai bunker e piazzarli sulle piattaforme di lancio).

Secondo le fonti di Intelligence Online tra le spie ucraine, il Mossad, in cambio, ha promesso informazioni sul Cremlino dove “garantisce di avere buone fonti di alto profilo”. Un agente dei servizi ucraini ha raccontato che, nella riunione di metà ottobre a Kyiv, un collega israeliano gli ha detto: “Avremmo dovuto venire qui un anno fa”. Intendeva dire che le due agenzie avrebbero dovuto cominciare questa collaborazione operativa molto prima. Dal febbraio del 2022 Israele aveva mantenuto un atteggiamento freddo nei confronti di Kyiv rispetto allo scambio d’intelligence e agli aiuti militari. Il governo Netanyahu aveva proibito anche ai privati israeliani che vendono software per la guerra cibernetica di offrire i loro prodotti offensivi al governo di Zelensky. Israele voleva preservare gli accordi di “non conflittualità” con i protettori russi del regime di Bashar el Assad schierati in Siria, cioè al confine nord. Ma le delegazioni di Hamas dirette a Mosca, i droni efficaci di Hezbollah e degli houthi, l’ipotesi che dal Libano comincino a partire molti Shahed in caso di guerra aperta con l’Iran, potrebbero aver modificato i calcoli d’Israele. Il 6 ottobre l’ambasciatore dello stato ebraico a Kyiv, Michael Brodsky, ha invitato Zelensky ad andare in visita ufficiale nel suo paese e parlare di persone con il primo ministro Netanyahu.

Hanno fatto di più per il riavvicinamento tra i due paesi gli ingegneri e i programmatori ventenni di Calabrone selvaggio che due anni e mezzo di pressioni americane.

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