Il Washington Post non sosterrà né Harris né Trump alle elezioni

Il celebre quotidiano americano non farà nessun endorsement in vista delle presidenziali, rompendo una tradizione lunga decenni. “Torniamo alle nostre origini”, ha spiegato l’editore William Lewis

Il Washington Post non farà nessun endorsement a queste elezioni presidenziali, anzi, non vuole più farli, visto che storicamente non era una pratica usuale: si torna alle origini, ha scritto l’Editorial Board, sostenendo che non si tratta né di “un tacito sostegno a un candidato” né di “un’abdicazione della responsabilità”: è una questione di indipendenza e di credibilità. L’idealismo della decisione si è scontrato subito con commenti ben poco indulgenti. Lo storico ex direttore dello stesso Washington Post, Marty Baron, ha scritto impietoso su X: “Questa è viltà, e la vittima è la democrazia. Trump prenderà questa decisione come un invito a intimidire ulteriormente il proprietario del giornale Jeff Bezos e altri”. Ma secondo alcuni la decisione è stata non tanto della nuova, controversa leadership del management del quotidiano, ma dello stesso Bezos che non vuole mettere in pericolo i suoi interessi in un eventuale secondo mandato di Trump (gli scontri sono stati già molti in passato) e che comunque deve governare una crisi pesante dello stesso Washington Post. Secondo Ben Smith, esperto di media, non sarebbe stato soltanto Bezos a decidere, ma “un secondo miliardario avrebbe messo un veto preventivo a un endorsement a Kamala Harris”.

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