Tra spritz e potenti, in libreria con Marina Berlusconi

Apre a Roma il nuovo store Mondadori, lo inaugura la figlia del Cav. E’ l’unica inaugurazione dove non ci sono scrittori. Sono solo politici, giornalisti, forse autori di celebrity book, ma di scrittori neanche l’ombra (e può non essere un fatto negativo)

Chi l’ha detto che il popolo non legge? Bastava andare, ieri sera, alla nuovissima libreria Mondadori nella Galleria Alberto Sordi già Colonna, libreria che inaugurava proprio ieri in un tripudio di folle, di polizia, di sicurezza, di entusiasmo. C’era, soprattutto, mezza maggioranza di governo; dal ministro della Giustizia Nordio al vicepresidente della Camera Mulè, a Maurizio Gasparri, a Gianni Letta. L’evento non era il lancio di un libro, manufatto ormai dai più considerato radioattivo, ma proprio l’inaugurazione della libreria medesima, e soprattutto con madrina d’eccezione, Marina Berlusconi. Tutti stipati, dunque, dentro, noi soprattutto giornalisti a guardarci tra di noi.



Attendendo l’arrivo, con un’idea meravigliosa in testa: la discesa in campo, l’equivalente del discorso del Cavaliere suo padre con cui nel ’93 annunciò il destino della Nazione dall’Euroshop, il famoso ipermercato di Casalecchio di Reno, Bologna, Emilia Rossa. E’ tutto rosso anche qui, gli scaffali e le pareti, ma non siamo come si pensava nell’ex Feltrinelli che pure qui in galleria rimaneva, e poi chiudeva. Quella è stata sostituita da un negozio di giocattoli Hamley’s, eccolo addobbato con ragnatele finte per Halloween consumistici, e una bella bara finta con scritto RIP. Malaugurante? Adesso però tutto un senso di rinascita anche nella Galleria da anni barbonizzata e oggi rinata, e questo senso di rinascita vedi mai che…

Mentre arrivano notizie dal ministero della Cultura, ormai luogo da sottoporre a esorcismi, tutti chiedono a tutti se i figli Berlusconi scenderanno mai in campo, soprattutto giornalisti lo chiedono a loro colleghi, una cronista tv a Mulé, “siamo a soli cento metri da palazzo Chigi”, e lui risponde: “chiederemo a Gualtieri di spostare palazzo Chigi sulla Tiburtina”. Un bibliofilo d’eccezione, Marcello Dell’Utri. Su ogni scaffale c’è scritto “i più venduti”, a ogni piano, ovunque (in questo pare di scorgere un tocco di marketing del de cuius Silvione). Al primo piano accanto a un angolo bar allestito per l’occasione troviamo il reparto psicologia e uno scaffale con “i più venduti”, dei più venduti quindi, uno si aspetterebbe Harry Potter o le barzellette di Totti invece c’è un libro di Toti, ex governatore della Liguria, “Confesso. Ho governato”, e poi le opere di Vannacci e Del Debbio, è un angolo per nerd retequattristi, forse c’è un mercato. New entry, il Mussolini di Giordano Bruno Guerri, con foto del duce un po’ alla Timothée Chalamet con capelli in copertina. C’è un vasto reparto papale con volumi che si ignoravano, “Sei unica”, firmato Papa Francesco, che non è un inno a Ilary Blasi ma “al genio femminile”, editore Pienogiorno. Ci sono stand della neonata Silvio Berlusconi Editore ovunque, e il libro di Tony Blair, rosso come l’arredamento, è ipnoticamente disseminato in ogni angolo della visuale.

Mentre vago tra gli scaffali continua a risuonare qualcosa dentro, c’è qualcosa di strano: poi capisco, è l’unica inaugurazione di libreria dove non ci sono scrittori. Sono solo politici, giornalisti, forse autori di celebrity book (ecco Rosanna Lambertucci) ma di scrittori neanche l’ombra (e può non essere un fatto negativo). Tutti poi sono eccitatissimi e vibratili perché oltre a questo appuntamento in concomitanza stasera c’è anche la festa per gli 80 anni del Tempo degli Angelucci, gli Hearst del melonismo, alla Galleria d’Arte moderna, dunque è tutto un “ti aspetto all’angolo”, “ci vediamo lì”, Melania Rizzoli: “E che non ci vado? Sto nel cda”. Insomma se un alieno planasse su Roma stasera penserebbe che l’industria della carta stampata è il cuore pulsante del Paese. Qualcuno sogna un fatale incontro tra Marina Berlusconi e Giorgia Meloni, che presenzierà alle angelucciadi. Azzurra Caltagirone sfugge ai cronisti. Una signora ferma Confalonieri (con l’impermeabile, tipo ispettore Gadget) e gli bacia la mano. “Grazie per tutto quello che ha fatto per il paese”. Lui è un po’ perplesso. Dacia Maraini! Prova a entrare ma è subito risucchiata dalla risacca di cronisti e tv che cercano “Marina” e spingono per entrare dentro. Al piano terra, reparto “Roma” e Romanzi. Animaletti di gomma, cartoleria, pupazzetti di Asterix. Il nuovo libro di Sveva Casati Modignani. Dentro i telefoni non prendono, forse Marina starà facendo un golpe, finalmente, una Arcore o Segrate libertaria con Francesca Pascale agli Esteri. Non si vede il libro di Roccella.

Finalmente arriva Marina, ganzissima, in nero, tutti i fotografi addosso, rilascia dichiarazioni che noi non sentiamo, mentre si spargono leggende metropolitane. “Si fa consigliare sei romanzi al mese dai capi divisione della Mondadori”. “No, sette”. Ci avviciniamo, c’è Bruno Vespa che le parla. “Ho consegnato il manoscritto del nuovo libro proprio oggi!”. Tutti la omaggiano, veniamo presentati. “Ah, autore Adelphi”. Sì, santità. “Abbiamo messo un piedino dentro”. Ma l’altro piedino no, vero? Il piedino di cui tutti parlano, e che tanti vorrebbero. “No, per carità”. Fuori ci sono dei veri scrittori, Chiara Gamberale, Leonardo Colombati, Edoardo Albinati, Diego De Silva, la pòra Maraini, in una piccola lounge protetta: hanno rinunciato, bevono giustamente il loro spritz e forse dopo entreranno, quando tutti saranno dagli Angelucci.

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).

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