Marina Berlusconi nella tonnara di Roma. Tifa Harris, difende Meloni, ma la sua voce resta un mistero

Inaugura a Roma il Mondadori Store, ma la Capitale la travolge. Sferza i giudici, occhieggia ai diritti, esclude la discesa in campo. Mezza Roma la omaggia, l’altra mezza non la sente

Una tonnara: Marina e lu pisci spada. La prima di Marina Berlusconi a Roma è “acchiappala”, “pigliala”. La sua voce resta un mistero. Microfoni come fiocine, urla dal mare: “Mo te corco”; “a pischello, fatte de lato”, “nun se sente”. Marcello Dell’Utri: “Marina? E chi l’ha sentita”. Fedele Confalonieri: “In America, meglio votare Harris, la donna. Sentite me”. I giornalisti dell’agenzia smerciano l’audio come fosse cocaina. Uno di loro garantisce: “Ha detto che i toni di Trump la spaventano”. E’ vero l’ha detto. E ha detto anche che “non scende in politica. Mio padre lo sconsigliava” e che “certi giudici non sono nemici del governo ma del paese”. Meloni, sia benedetto il tuo vocione da “pesciarola”.

Marcello Dell’Utri, con il bastone, dice che “è tutta suo padre. La verità ve la dico io: i fratelli Berlusconi non si candideranno, e ora, se permettete, vado a comprare il libro di Sveva Casati Modignani”. Chi si aspettava il predellino di Marina finisce infiocinato dall’operatore con la telecamera allungabile come la canna da pesca, una sciabola (“Se te movi, te corco”). Si inaugura la nuova libreria Mondadori, in Galleria Sordi, si festeggia lo spodestamento della Feltrinelli (Marina batte Inge) ma dei libri non importa niente a quasi nessuno, eccetto Dell’Utri. Lo staff della Cavaliera, che è milanese, è travolto come in metropolitana, a Termini, come nei video di Welcome to favelas. Paolo Repetti, che ha fondato Einaudi Stile Libero, ospite di Marina, viene scambiato dall’ufficio stampa dell’evento, per un fotografo di Centocelle. Gianni Letta, che capisce come funziona, e che deve pure andare alla Festa del Tempo, si apparta a parlare con Melania Rizzoli, in abito da gala, prima di averci benedetto.

Aveva ragione Silvio, la politica è difficile, e Roma, per i figli, è una foresta. Alle 18.30 è previsto l’arrivo della Cavaliera e lei, puntuale, inizia a parlare come se nulla fosse, malgrado il microfono che non funziona. Più di ottanta giornalisti avvisati dal direttore (“mi raccomando, la voce, la voce. E’ importante. Stiamo sulle cose centrali”) si guardano in viso: “E mo? Che se fa?”. Marina dice: “Io non sono di sinistra, sono una liberale, una berlusconiana”. Ma tutti capiscono “Io sono di sinistra, liberale”. Un inferno. I Cavalieri della Cavaliera non erano preparati. Si è costretti a studiare il labiale. Manrico Lucchi, che è cosi perbene e pacifico, milanese, e che cura la comunicazione di Marina, promette: “E’ tutto registrato. Tranquilli”. La ricerca del file diventa la preghiera della sera, di Radio Maria: “Collega, ti prego, passa il file”. La gente comincia ad avvinazzarsi nello sgomento del cronista, “mo te corco”. Lucchi fa da interprete, da traduttore, come Fabio Fazio che intervista Al Pacino su Nove.

La tassa sugli extraprofitti? Lucchi/Marina: “La presidente resta profondamente negativa sulla logica della tassa extraprofitti, che trova demagogica e dannosa per il mercato. Ma il provvedimento del governo è di buon senso. Condivisibile”. Il giornalista del Tg2, quota Forza Italia, se vi avvicinate, vi potrebbe sbranare. La notizia è che Marina non ama Trump, come aveva detto a Claudio Cerasa sul Foglio, ma oggi lo dice in chiaro. Lucchi: “Lo dice, sì. Aspetta”. E sulla sinistra. Marina/Lucchi spiega: “Sui diritti civili, mi sento più vicino alla sinistra di buon senso”. Sulla Gpa: “Massima apertura sui diritti ma la maternità non si può trasformare in mercificazione”. Nella tonnara si tuffano la vicesegreteria di FI, Bergamini, e poi Barelli, Gasparri, Giorgio Mulé, il direttore dell’Adnkronos, Desario.

Letizia Moratti passa a prescindere: lei, a Roma, viene in jet. Il solito Lucchi, da New York, cinque centimetri di distanza, ci comunica ancora: “La presidente Marina dice che molte dichiarazioni di Trump la lasciano perplessa e che Harris ha chance. Harris mi ha fatto una buona impressione. La presidente Marina è stata sempre filorepubblicana e Reegan rappresenta un modello”. E dunque chi vota se si trovasse in America? Viene in soccorso il giornalista dell’agenzia, “mo te passo l’audio”. Marina voterebbe Harris, ma non lo dice, Lucchi: “La presidente Marina se dovesse votare oggi in Usa si troverebbe in difficoltà. Tranquillo, tutto registrato”. Carlo Nordio e Maria Elisabetta Casellati baciano la Cavaliera che viene portata via dai pescatori inferociti (“poi te passo l’audio”).

Telefoniamo a Palazzo Chigi per sapere se la Cavaliera e Meloni (benedetta Garbatella) abbiano parlato e da Palazzo Chigi rispondono: “La premier non ha bisogno di avere Marina a pochi passi. Loro si sentono al telefono”. E fanno bene, almeno si capiscono. Il fratello del grande Silvio, Paolo Berlusconi, scappa come lo zio che è finito a Uniclo nella prima giornata di saldi. Si suda come alle terme di Saturnia mentre Lucchi neppure una goccia. Le agenzie, battono: “M. Berlusconi. Su Pier Silvio parla Pier Silvio e decide lui”. Ma quando lo avrebbe detto? Poi te passo l’audio. Sono 500 metri quadrati di libreria e lo studio che ha curato l’allestimento si chiama Kallipigia, strepitoso, che a Roma si traduce: “Cavolo, spingi, Se mi spingi te corco”. Marina è una Cavaliera ma, a Roma, pesciarola batte Kallipigia.

Di più su questi argomenti:

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

Leave a comment

Your email address will not be published.