Epica e gloria del “Villa Park”, lo stadio dove s’esibì pure Buffalo Bill

La casa dell’Aston Villa è ricca di storia: dai Mondiali del 1966 agli Europei del 1996. E per la prima volta nella storia, i Villans hanno ospitato e hanno vinto contro il Bologna FC in Champions League

Per arrivare all’ingresso del Villa Park, bisogna attraversare a piedi il sobborgo di Witton, tra cadenti case operaie e capannoni, ma servito da un moderno trenino metropolitano: è la casa dell’Aston Villa, club di calcio di Birmingham, che prende il nome da Aston, quartiere della città inglese. Tra i tanti record dello stadio, che ha ospitato i Mondiali del 1966, quelli che “la regina d’Inghilterra era Pelè” secondo Antonello Venditti, e pure i maledetti Europei del 1996, quando Gareth Southgate – che decenni dopo avrebbe perso due finali di fila degli Europei da allenatore – sbagliò un rigore fatale, da giocatore, se ne aggiunge un altro: per la prima volta nella storia, i Villans (non traducibile in “Villani” in italiano) hanno ospitato il Bologna FC, dall’Emilia e dalla Serie A con furore. Hanno vinto, 2-0.

Il club italiano, di proprietà dell’italocanadese Joey Saputo, proprietario del colosso lattiero Saputo (una Parmalat americana), ha già assaporato l’ebbrezza di un debutto storico, ad Anfield Road contro il Liverpool a inizio ottobre, quando tutta la créme che vive sotto le Due Torri si era riversata in massa nella città dei Beatles, con in testa il sindaco Matteo Lepore; e pure, da Roma, l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, bolognese doc. Due partite contro due giganti del calcio inglese sono un evento irripetibile e unico per una squadra provinciale di un campionato decaduto dai fasti degli anni Novanta.

Oltre alla statistica, i rossoblù e gli amaranto-celesti condividono un record architettonico del calcio: entrambi i club giocano in stadi che sono tra i più vecchi al mondo. Quello di Birmingham, come spesso accade nelle cose di calcio inglesi, inventori della disciplina, è il più antico in assoluto (ancora in uso). L’impianto, all’epoca un prato con gradinate, fu inaugurato nel 1897: il club era nato 23 anni prima, nel 1874 quando l’Italia aveva da pochi anni cessato di essere “un’espressione geografica” e la capitale del Regno era appena stata trasferita a Roma da Firenze. La partita inaugurale, vinta 6-0 contro il Blackburn, vide tredicimila tifosi, un’enormità per l’epoca, tutti in piedi, sui palchi o sul prato. Il posto dove oggi sorgono le quattro tribune, in stile stadio Marassi di Genova, aveva già un passato glorioso ancor prima del calcio: dieci anni prima era un parco-giardino dove si era esibita il soldato-celebrità americano Buffalo Bill con il suo Far West Show: oggi dimenticato, ma ancora negli anni 70 i bambini italiani amavano vestirsi come il cacciatore di bisonti. Lo stadio “Renato dall’Ara”, inaugurato nel 1927, in pieno fascismo è anch’esso tra i più antichi d’Italia: nell’atrio sotto la torre centrale, progettata dall’architetto Giulio Ulisse Arata, lo stesso del gargoylesco palazzo Berri-Meregalli di Milano, svettava una statua equestre di Benito Mussolini (rimossa dai partigiani nel 1946).

Il confronto tra le due città è alla Davide contro Golia (dove però Davide non ha la meglio): “Brum”, come è da tutti chiamata la città inglese, è la seconda metropoli del paese dopo Londra (con 1,1 milioni di abitanti), Bologna è un moscerino al confronto. Anche calcisticamente: quest’anno l’Aston Villa, sotto la guida del veterano Unai Emery, veleggia ai piani alti della Premier League, terza a pari punti con la corazzata Arsenal e “vede” la capolista Liverpool. Il “Bologna delle Meraviglie”, che l’anno scorso si è piazzato al quinto posto, guadagnando un biglietto nell’Olimpo della Champions League per la prima volta nella sua storia, sembra aver già perso smalto, dopo che l’alchimista del pallone Thiago Motta, artefice del successo, ha fatto le valige per Torino, sponda bianconera. Pure sul versante di quei “fatturati” che tanto fanno arrabbiare Aurelio De Laurentiis, il confronto è impari: il club inglese è attorno ai 270 milioni di sterline (circa 300 milioni di euro) mentre il Bologna si ferma a 75 milioni: proprio la partecipazione alle coppe europee regalerà 35 milioni (come minimo), quasi metà del fatturato annuo. Il debutto della “Grassa” al Villa Park cade mentre la città è in ginocchio per l’alluvione dei giorni scorsi. Per carità, anche Brum ha le sue rogne: l’anno scorso il City Council, l’amministrazione comunale, ha dichiarato fallimento, schiacciata da un debito di 750 milioni di sterline e un buco di bilancio corrente di quasi 90 milioni. La sfida è impari, ma l’Italia ha però dolci ricordi qui, risalenti al secolo scorso (anche e detto così fa un po’ ridere): correva l’anno 1999 e il Villa Park ospitò la finale di quella che fu l’ultima finale di Coppa delle Coppe, la competizione internazionale che era giocata tra i club vincitori delle coppe nazionali: la Lazio sconfisse il Real Mallorca e ancora oggi i tifosi biancocelesti ricordano quella vittoria, con i gol di Christian Vieri e di Pavel Nedved, che di lì a poco sarebbe passato alla Juventus fino a diventare il braccio destro di Andrea Agnelli.

Nel Regno Unito della Premier League, il campionato più ricco al mondo (e quello più ammirato da tutti i paesi che vorrebbero essere), coi suoi 6 miliardi di euro di introiti, la storia non fa rima con i “No Stadio” che bloccano la Serie A. Il glorioso Villa Park, che per decenni ha avuto la tribuna dietro la porta più grande oggi sorge sempre sullo stesso prato di fine Ottocento ma è stato abbattuto e rifatto tante volte (il sindaco Beppe Sala prenda nota) per arrivare a ospitare oltre quarantamila tifosi. L’ultima modifica è stata l’anno dopo l’impresa della Lazio: la tribuna di Trinity Road fu rasa al suolo per lasciare spazio a una nuova struttura, ancora oggi imponente, che l’allora principe Carlo tenne a battesimo nel 2001. Fu costruita in un solo anno. A Milano, da quasi dieci anni, si discute, solo sulla carta, su come e dove fare il nuovo stadio di San Siro.

Arrivando in treno a Birmingham si vedono gru al lavoro ed enormi piloni di cemento: sono i lavori per la futura alta velocità: i treni anglo-italiani di Avanti dovrebbero sfrecciare a 300 chilometri all’ora, ma la linea, tra costi esorbitanti (saliti a 98 miliardi di sterline) e continui ridimensionamenti, non sarà pronta prima del 2029, se va bene: il Villa Park si dovrà accontentare di accogliere i tifosi di Euro2028, assegnati a Inghilterra e Irlanda, sui vecchi (e lenti) treni.

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