C’è ancora chi spaccia per fake news gli stupri di Hamas. Basterebbe aprire gli occhi

Corpi di donne violentate in gruppo e massacrate, persone incatenate e umiliate brutalmente: occorre tanto coraggio a negare l’evidenza e voltare lo sguardo dalle voci e dai racconti di chi ha vissuto il dramma sanguinario del 7 ottobre, le cui testimonianze arrivano spesso direttamente dai video diffusi dai terroristi

Alcuni giorni fa Federica D’Alessio, giornalista e redattrice di MicroMega, su Facebook ha scritto un post dal titolo “Continuare a frignare sugli stupri immaginari del 7 ottobrein cui afferma che “non c’è una sola vittima che si sia fatta avanti dicendo di essere stata stuprata, c’è solo un racconto senza prove, senza testimonianze, senza persone reali”. Occorre coraggio, tanto, a negare l’evidenza. E questo nonostante Amit Sosna – una donna rapita da Hamas e poi liberata nel corso delle prime trattative – si fosse fatta forza e avesse parlato delle violenze che aveva subìto nei suoi giorni da ostaggio. Ma non tutte le donne israeliane violentate sono rimaste in vita per poter denunciare. Nel kibbutz Be’eri sono state raccolte diverse testimonianze riguardanti i corpi di donne e ragazze violentate, denudate, con segni di sperma sul corpo e coltelli conficcati nei genitali. Sono sufficienti? Si vogliono i nomi dei testimoni? Uno di questi è Chaim Otmazgin, comandante di Zaka (squadre che si occupano dell’identificazione e del recupero di vittime del terrorismo), che ha parlato di corpi nudi di donne con oggetti che li avevano penetrati. O Noam Mark, che ha fornito alla polizia la sua testimonianza e un video a sostegno delle sue parole, dopo aver rinvenuto corpi nudi con evidenti segni di violenza. Significativa è anche la testimonianza di Raz Cohen e Shoham Gueta, sopravvissuti perché nascosti lungo un tratto di autostrada.

Hanno raccontato di aver visto i terroristi violentare una ragazza nuda e pugnalarla più volte, letteralmente massacrandola: “La ragazza non si muoveva più, ma il terrorista continuava a violentarla”. Shari Mendes, che ha avuto il compito di identificare i corpi femminili, ha riferito che gli atti di stupro sono stati diretti nei confronti di donne di tutte le età, dalle bambine alle anziane e sono stati così brutali da portare in molti casi alla frattura delle ossa pelviche. Molti degli stupri, secondo i testimoni, sono stati stupri di gruppo. Itzik Itach, un volontario di Zaka, ha descritto una coppia, uomo e donna trovati legati l’uno all’altra, nudi, con evidenti segni di stupro sul corpo della donna.



Che dire, poi, delle testimonianze offerte dai pochi ostaggi liberati? Dalle loro parole si evince come donne, ragazze e ragazzi prigionieri a Gaza, siano stati abusati costantemente. Chen e Agam Goldestein, madre e figlia, hanno raccontato di aver conosciuto almeno tre donne ostaggio vittime di violenza sessuale durante la prigionia. Stessa testimonianza è stata offerta da Aviva Sigal, che ha aggiunto che i militanti di Hamas hanno trasformato donne e uomini in burattini per il loro divertimento. Le squadre mediche, che hanno curato gli ostaggi liberati dalla prigionia, hanno testimoniato che anche gli uomini erano stati violentati e mutilati dei genitali. Ancora Chaim Otmazgin racconta del corpo di un uomo, al Nova Festival, denudato e incatenato. I terroristi hanno anche cercato di bruciarlo.


Quando si cercano prove, se le si cercano davvero, perché non affidarsi ai video girati dagli stessi terroristi? In uno di questi si vede una donna morta al festival, nuda dalla vita in giù, con le gambe divaricate e il corpo parzialmente bruciato. Un’altra immagine, diffusa dai terroristi, mostra il corpo di una ragazza, anche lei nuda dalla vita in giù, appesa a un albero per una gamba sul luogo del Nova Festival. Che i nostri negazionisti non abbiano mai visto il video, diffuso da Hamas, della giovane donna rapita e trasportata a Gaza, sul retro di una jeep, con le mani legate dietro la schiena e una grande macchia di sangue tra le cosce? E il video di Shani Louk? Anche questo è stato girato e diffuso da Hamas! Si vede la ragazza, quasi completamente nuda e priva di sensi, con le gambe spezzate, che viene fatta sfilare sul retro di un pick-up per le strade di Gaza, mentre la folla applaude e i bimbi le sputano addosso. Sui social è poi girato un altro video, particolarmente raccapricciante, registrato dai terroristi intenti a torturare una donna incinta. Mentre è ancora viva – ci dice la dott.ssa Cohav Elkayam Levy della Scuola di Medicina di Harvard – legata e imbavagliata, le aprono il ventre, estraggono il feto, lo pugnalano e poi, mentre la picchiano, le tagliano il seno.



Afferma il terrorista Manar Muhammad Qassem, durante un interrogatorio: “Il diavolo è entrato in me e l’ho violentata”. Già, il diavolo. Di quali altre testimonianze sentono la necessità i negazionisti di oggi? Shirel Golan non potrà più testimoniare: come altre decine di sopravvissuti non ha retto al trauma e si è suicidata a soli 22 anni. Proprio come fecero molti sopravvissuti alla Shoah. Ma come spiegare l’evidenza e l’orrore a chi copre i suoi occhi e offusca la sua mente con la benda del pregiudizio? La storia vorrebbe ripetersi, non ci riuscirà.

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