Un drone di Hezbollah era diretto contro la casa di Netanyahu

Volando a bassa quota il velivolo è riuscito a raggiungere Cesarea senza essere intercettato. Il metodo delle milizie per testare e saturare le difese israeliane

Un drone proveniente dal Libano e mandato da Hezbollah è stato lanciato verso Israele con un obiettivo molto preciso: la casa del primo ministro Benjamin Netanyahu a Cesarea. Non ci sono stati feriti, Netanyahu e sua moglie non erano in casa, ma il drone, volando a bassa quota, è riuscito a superare le difese di Israele. L’attacco è stato effettuato con tre droni, due sono stati intercettati, l’altro invece è arrivato fino a Cesarea, percorrendo una rotta prevalentemente marittima. Proprio come era accaduto domenica scorsa contro la base militare di Benyamina, il drone è riuscito a sfuggire ai radar, seguendo un percorso a bassa quota: se domenica era arrivato a destinazione causando la morte di quattro soldati della brigata Golani, oggi l’ufficio del primo ministro ha fatto sapere che non ci sono state vittime.

Sono soprattutto i droni a sfuggire alle difese di Israele, in oltre un anno di conflitto, Hezbollah ha messo alla prova gli scudi israeliani, implementando i lanci, sperimentando il modo più diretto per riuscire a colpire senza essere fermato. A volte ha testato i sistemi di difesa aerei di Israele puntando sul numero dei lanci, cercando di portare a saturazione la capacità di intercettare missili e droni, ma ha anche tentato di sperimentare vie diverse, come i velivoli mandati a bassa quota, in grado di eludere i radar.

A luglio un drone lanciato dagli houthi dallo Yemen aveva raggiunto Tel Aviv, aveva percorso la rotta marittima, era passato sopra alla sede locale dell’ambasciata americana senza far scattare le sirene. Il drone aveva colpito un edificio residenziale e ucciso un uomo. Sempre volando a bassa quota era riuscito a prendere di sorpresa i sistemi di difesa.

I droni utilizzati da Hezbollah e dagli houthi o sono forniti direttamente dall’Iran o sono modelli riadattati. Proprio come in questo momento in Ucraina, soprattutto nella zona di Kherson i velivoli che Teheran fornisce a Mosca riescono a colpire i civili, anche nella guerra contro Israele, i gruppi armati stanno cercando con i droni i punti di debolezza dello stato ebraico.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull’Unione europea, scritto su carta e “a voce”. E’ autrice del podcast “Diventare Zelensky”. In libreria con “La cortina di vetro” (Mondadori)

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