I ballon d’essai di Beppe Sala, kingmaker della sua successione

Comincia ufficialmente la discussione sui candidati per le elezioni di Milano a metà 2027. La candidatura civica di Mario Calabresi sfuma ancora prima di sbocciare, sullo sfondo scintille tra il sindaco uscente e Majorino, il maggiore interprete del Pd milanese

Una fiammata improvvisa. Venerdì scorso il centrosinistra inizia pubblicamente a discettare di candidati per la competizione delle comunali che inizierà ufficialmente a metà del 2027. Si inizia a parlare del post Sala perché è Sala che vuole parlarne: prima lancia il nome di Mario Calabresi e sostiene che civico è meglio di politico, poi Calabresi si sfila perché sostiene di dover badare a Chora Media (a volte i pezzi “fantapolitici di GranMilano sanno essere premonitori). Poi – tutto nel giro di poche ore – Beppe Sala apre anche a eventuali candidature politiche (leggasi Pierfrancesco Majorino, che con movimento da nuoto sincronizzato si esprime in tal senso). E infine, una manciata di ore dopo appena, il sindaco sostiene di non voler più parlare di un argomento che è stato lui ad alzare, tenere alto e infine schiacciare. Meglio di Velasco.

Al lettore distratto, e ai politici meno avvertiti, il tutto potrebbe risultare come un semplice ballon d’essai o – peggio – la scintilla di uno scontro nascosto ma in atto tra Pierfrancesco Majorino e Sala. Potrebbe anche essere, per carità, considerato che il cammino del sindaco di Milano per diventare presidente dell’Anci si è interrotto e non riprenderà più (a volte i pezzi premonitori invece sbagliano…). Segno che non ha fatto breccia nel Pd di Elly Schlein di cui Majorino è il maggiore interprete a Milano. Ma è difficile ritenere credibile la casualità del repentino dibattito, se si parte dal suo risultato finale. Il risultato finale è che Mario Calabresi è stato bruciato, e per un bel po’: il sindaco uscente l’ha lanciato, il Pd si è raffreddato, lui stesso si è sfilato. E alla fine l’unico che può gioirne è solo Majorino. Su Facebook, sulle bacheche della sinistra pura e dura si tira un sospiro di sollievo, perché la questione di un candidato esterno, civile ma anche per molti divisivo è superata.

C’è poi la questione primarie, che è difficilmente superabile senza una riflessione seria. Anche qui, a lanciare il pietrone nello stagno è stato Beppe Sala. Lui sì, si sottopose alle urne di coalizione. Peraltro furono una straordinaria occasione di farlo conoscere alla città, e anche una prima palestra di apprendimento dei meccanismi politici con i quali poi si sarebbe confrontato una volta sindaco. Di fronte alla pretesa di fare le primarie per aprire la possibile strada a un candidato civico – fosse (non più) Mario Calabresi, o altri – si oppone la tendenza degli ultimi anni, a partire dalle regionali con candidatura Majorino, a non farle. Ma il “Pier” sa però che, se dovesse consultare il partito, ne risulterebbe largamente favorito in una corsa contro un rivale “civico”. E anche se fosse contro Pierfrancesco Maran, che potrebbe tentare le primarie per ritornare sotto la Madonnina da numero due del partito, pronto a prendere le redini finita la stagione di Schlein. Tante riflessioni, ma per mettere una linea e scriverci qualcosa sotto: possiamo dire che a due anni dalla scadenza Calabresi è stato fatto fuori dalla competizione, Majorino rimane in sella come favorito ma Beppe Sala ha fatto un movimento per il quale anche se annuncia il suo silenzio, rimarrà il kingmaker. E gli altri papabili del centrosinistra, che pure non mancano? Per ora, rimangono sullo sfondo; ma la partita è lunga ed è quasi certo che l’attuale sindaco in silenzio ci rimarrà, ma non in eterno.

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