A Milano un dibattito sul governo del territorio, anche per pensare a casa e periferie

“Dobbiamo intervenire perché la città deve affrontare i problemi della casa, dei cambiamenti climatici, delle infrastrutture e dei quartieri”, dice l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi

Nei momenti di incertezza (immobiliare), tu apri un forum. E’ così che è nata l’idea di una revisione del Piano di governo del territorio, una cinque giorni di riflessione che terminerà sabato: il “Forum per la rigenerazione urbana”, che dovrebbe procedere di pari passo col nuovo Piano casa. Ma il tempo corre e l’anno necessario all’elaborazione del nuovo Pgt porterà l’amministrazione Sala a un passo dal voto. “Ci sono più di 20 funzionari e dirigenti del comune indagati – spiega Sala, riferendosi alle note inchieste sull’immobiliare – e io mi sento responsabile per loro. Naturalmente il Pgt non nasce da questi problemi, era partito prima. Vogliamo reindirizzare il nostro lavoro. Le novità sono una grande attenzione ai quartieri e poi il tema cruciale dell’housing sociale. Dobbiamo trovare ancora il punto di equilibrio coi costruttori, che a loro volta ritengono che un’eccessiva richiesta di percentuale convenzionata non permetta di realizzare i loro obiettivi”.

A lato del Pgt c’è il Piano casa sul quale l’assessore Guido Bardelli sta lavorando. “Crediamo che entro un mese potremo presentare il nostro progetto”, assicura Sala. Ma mentre l’attesa per il Salva-milano diventa ansia, l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi spiega: “Aspettiamo un riordino organico della materia. Intanto noi dobbiamo intervenire perché la città deve affrontare dei temi, che sono quelli della casa, dei cambiamenti climatici, della rigenerazione delle infrastrutture, dei quartieri. Perché una delle grandi novità del Piano è che scendiamo su scala locale, è la prima volta che in un Pgt si affronta la scala locale con un vero e proprio progetto dei quartieri”. Le regole? “Verranno rimodellate lasciando comunque flessibilità e possibilità di espressione da parte dei progettisti. Il richiamo è ad una maggiore attenzione alla storia della città”. Sull’husing sociale, “non abbiamo ancora parlato di 50 per cento (da destinare agli alloggi popolari, ndr), mentre si è parlato di abbassare la soglia dai 10 mila ai 5 mila metri quadrati, però sulle percentuali dobbiamo ragionare col mondo delle cooperative (che hanno una posizione diversa rispetto ai costruttori)”.

Sul versante sindacale, Luca Stanzione, segretario della Cgil milanese, afferma che “sono necessari interventi tesi a disinnescare la dinamica di crescita dei prezzi degli affitti. Serve che si identifichino soluzioni condivise e che contribuiscano a ridisegnare il profilo di una città accogliente ed equa”. “Come costruttori – ha detto invece Regina De Albertis, presidente di Assimpredil Ance – che devono operare seguendo le regole del Pgt, vogliamo che Milano possa risolvere i problemi di accessibilità e inclusività evidenziati dopo il Covid e torni a essere una città con un modello di sviluppo sostenibile ambientale, sociale ma anche economico: perché, se i conti non tornano, come evidenziato dal fallimento del bando ‘Reinventing Cities’ e dallo studio di Carlo Cottarelli dell’Università Cattolica, non si potranno realizzare nuove abitazioni soprattutto a canone sociale e i costi a Milano continueranno a salire”. Ma non è più facile disegnare il futuro di Milano guardando alla città metropolitana?, è stato chiesto. “Questo Pgt è definito dalla legge e riguarda il perimetro della città, noi prevediamo un nuovo progetto per le Porte di Milano, che sono le porte di accesso alla città, con regole che favoriranno la loro riqualificazione: zone di contatto coi comuni esterni. Nel Pgt e fuori cercheremo di promuovere delle intese coi comuni e la Città metropolitana”, è stata la risposta di Tancredi.

Naturalmente non mancano i “Progetti bandiera”, per dare una pennellata di verde al Pgt (secondo step dopo l’inutile esperienza dell’urbanistica tattica) ma col rischio grave di infliggere il colpo di grazia al traffico cittadino. E’ il caso del Boulevard Monteceneri, destinato a pedonalizzare quel comodo cavalcavia che salta in un amen la circonvallazione esterna ed evita l’intasamento delle auto. L’idea è di trasformarlo in un percorso ciclopedonale (alla newyorkese) per le passeggiate domenicali. Il risultato sarà che, dopo aver stoppato col ticket i Bastioni, con la tangenziale eternamente intasata, anche la circonvallazione esterna sarà impraticabile. Stessa sorte per il cavalcavia di piazzale Corvetto, dal quale sbucano i veicoli che arrivano dalla A1. Sono una decina i progetti che disegnano “l’Atlante dei Quartieri”. L’auspicio è che per attraversare la città in auto o con un furgone delle consegne non ci voglia il tempo che impiega la Transiberiana a percorrere i suoi 9.441 chilometri.

Leave a comment

Your email address will not be published.