La Festa del cinema de sinistra parte col film su Berlinguer (e un’ovazione per Gaza)

Cronache dalla prima di “Berlinguer – La grande ambizione” di Andrea Segre con Elio Germano. C’è tutta la sinistra romana (ma manca Elly)

Manca solo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla proiezione inaugurale della 19 edizione della festa del cinema di Roma (“Berlinguer- La grande ambizione” di Andrea Segre con Elio Germano), ma è come se ci fosse: il 18 novembre il presidente vedrà il film al Quirinale. E’ il giorno d’avvio, esterno sera, all’Auditorium Parco della Musica disegnato dall’archistar Renzo Piano in epoca veltroniana (l’ex sindaco e fondatore del Pd Walter Veltroni c’è, si vede che qui è a casa sua, come quando faceva lezioni di politica sotto le volte a tartaruga e non era ancora successo nulla – non c’era neanche il Pd – e c’è anche Renzo Piano in persona, puntualissimo e loquace, con signora). Manca anche Elly Schlein, segretaria del Pd, assente giustificata e presente con il cuore, e infatti a metà mattina arriva una sua nota: “Ci tenevo moltissimo a partecipare, non solo per l’importanza di questo film che esce a quarant’anni anni dalla scomparsa di Enrico Berlinguer, ma pure perché conosco e stimo da tanti anni il lavoro di Andrea Segre. Purtroppo non mi è possibile esserci dovendo assicurare la mia presenza domattina presto al prevertice socialista a Bruxelles in vista del Consiglio europeo. Questa sera ci sarà una nutrita delegazione del Pd, io recupererò al più presto”. Assente giustificato (per ritardo volo aereo), almeno fino all’ora in cui questo giornale va in stampa, il ministro della Cultura Alessandro Giuli. Per il resto, lungo il tappeto rosso che si allunga per il viale e lungo la cavea scorre, in nome di Enrico Berlinguer, tutto un mondo e si accavallano vari mondi (il presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone, in smoking e occhiali a montatura nera, deve vederci il riflesso di Berlinguer in persona, ché a un certo punto definisce il leader Pci un politico bipartisan, e c’è anche, intanto, poco distante, per l’opposizione, la vicepresidente della Commissione Cultura della Camera Valentina Grippo, deputata di Azione). Scorrono i mondi “X Factor”, nelle persone di Achille Lauro e di Manuel Agnelli, adorati cantanti e giudici dai moltissimi follower, affascinati dalla figura del politico protagonista del film, come l’altro cantante Diodato. Scorre, da solo, l’ex ministro Dario Franceschini. Scorre il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, e a fianco a lui l’ultimo rimpasto in Campidoglio: ci sono l’ex assessore alla Cultura Miguel Gotor e il nuovo assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio, e si materializza Albino Ruberti, rientrato come capo Segreteria dopo il video di urla e minacce rivelato dal Foglio un anno fa. Scorre il vecchio mondo ex Pci-Pds-Ds: un acclamatissimo Pierluigi Bersani, richiesto per selfie da signore e signori; Fabio Mussi, Gavino Angius, l’ex premier Massimo D’Alema. Arrivano le coppie glamour del Parlamento, una bipartisan e una no: Francesco Boccia e Nunzia De Girolamo e un molto fotografato Nicola Fratoianni con la moglie deputata Avs Elisabetta Piccolotti, seguiti da Giovanna Melandri, dall’ubiquo Gianni Letta e da Maurizio Gasparri. Dentro, poco dopo, l’attore Lino Guanciale leggerà un testo di Giacomo Debenedetti sul 16 ottobre 1943, giorno per Roma tragico (rastrellamento nazi-fascista al ghetto), ma Guanciale legge anche un testo sui bombardamenti a Gaza, e gli applausi arrivano per entrambe le letture, ma per Gaza arriva l’ovazione. Fuori, è appena passata quella che sembra quasi una famiglia reale: tutti i Berlinguer, figli e nipoti. Ma sono passati anche i simboli della Roma di celluloide (Carlo Verdone in testa), a poca distanza da Valeria Marini, e da schiere di parlamentari ed europarlamentari di ogni colore, a partire da Maria Elena Boschi in abito lungo nero. All’interno Nastasi illustra il suo obiettivo per questi anni: “Questo è un Festival che punta con forza agli autori e ai produttori indipendenti…I n un mondo sempre più senza confini, con lo spettro di intelligenze artificiali che minano dal profondo il lavoro dell’ingegno umano…fare di questo festival una casa sicura per gli autori indipendenti è la nostra missione. Roma sarà il loro porto sicuro”. In sala arriva Nichi Vendola, e si attendono i vertici di Poste, Fincantieri e Acea. Si attendono anche i viceministri Sisto, Mazzi, Borgonzoni, e il cantante Giuliano Sangiorgi. Fuori nel frattempo la sera piomba tra nugoli di fotografi, mentre Germano-Berlinguer fa il suo ingresso sorridendo.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l’Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l’hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E’ nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

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