Elly nel paese delle meraviglie economiche: il Pd fa un convegno

I parlamentari del dem si riuniscono con prof. ed esperti, una carrellata di anguilloni metafisici e domandoni esistenziali

È lunedì, l’antivigilia del giorno (ieri) in cui la premier Giorgia Meloni pronuncia il suo “habemus manovra”, in vista dell’arrivo del documento di Bilancio in Consiglio dei ministri. E’ lunedì e il principale partito d’opposizione, il Pd, si riunisce in Senato per una sorta di prova generale (che cosa dire? che cosa fare?) e per un brainstorming sulle magnifiche sorti e progressive delle ricette da opporre al governo in tema economico, nella cornice di un evento organizzato dalla Fondazione Demo, presieduta dall’ex presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, qui in modalità padrone di casa, tra saluti, sorrisi e strette di mano. “Il Pd vuole indicare all’Italia una via possibile per riaccendere l’economia, creare lavoro e promuovere giustizia sociale”, dice Zingaretti. “A Bruxelles vigileremo affinché l’azione della nuova Commissione europea, la più a destra della storia, segua un programma che prevede un’Europa basata su investimenti e sviluppo, non sul rigore. E questo, a mio avviso, potrebbe essere il problema più grande che Giorgia Meloni potrebbe incontrare: i nazionalisti e la loro voglia di ripristinare l’Europa del rigore”. Della serie, e a buon intenditor: il seggio a Strasburgo non è un esilio dorato. E dunque “Zinga” è qui e lotta insieme a noi, cioè a loro: i colleghi parlamentari cui toccherà l’azione di contrasto alla Finanziaria meloniana.

Il titolo del convegno parla da solo (“Verso la legge di bilancio, rilanciare l’economia, dare valore alle persone”) e parla anche alla segretaria pd Elly Schlein, non a caso attesa per l’intervento conclusivo. Anzi: il titolo dell’evento parla proprio come Schlein, il cui cavallo di battaglia, in tutti i modi e in tutti i luoghi, è fatto di frasi che sempre giungono a quel punto, a quel “diamo valore alle persone”, pronunciato in varie declinazioni. Il resto, cioè la sostanza (interventi di professori ed esperti) e la presenza (di deputati e senatori dem di varie chiese, tra cui Antonio Misiani, Chiara Braga, Chiara Gribaudo, Andrea Boccia, Graziano Delrio, Piero Fassino, Gianni Cuperlo, Claudio Mancini, Roberto Speranza, Piero De Luca, Andrea Casu, Marianna Madia, Cecilia D’Elia), fa da sostrato alle tre ore in cui si spazia tra parole ricorrenti, prima tra tutte “diseguaglianza” (tanto più che il Nobel per l’Economia è andato a Daron Acemoglu, Simon Johnson e James A. Robinson, esperti nelle ricerche sulle differenze di prosperità tra le nazioni), e suggerimenti carichi di critiche al governo e meno di autocritica alla sinistra che ha governato. In mezzo, molte riflessioni-previsioni sul futuro anche se, a tratti – sarà per la terminologia usata da alcuni ospiti – pare di ripiombare di peso a fine Novecento, tra un echeggiare di tesi sulla “crisi del ceto medio” che c’era già e il post-femminismo che non c’era ancora.

Si susseguono, dopo l’intervento introduttivo di Giuseppe Pisauro, docente di Scienza delle Finanze alla Sapienza, le tavole rotonde sulle “Politiche produttive e industriali”, con Misiani, il direttore Svimez Luca Bianchi, l’economista Emanuele Felice e la direttrice generale di Mondo digitale Marta Michilli, e sul “Dare valore alle persone”, con la vicepresidente pd Gribaudo che modera Marcella Corsi, Docente di Economia politica alla Sapienza e cofondatrice di inGenere.it; Laura Pennacchi, direttrice della Scuola per la buona politica presso la Fondazione Basso; Gianfranco Viesti, Docente di Economia applicata a Bari e Alberto Zanardi, Docente di Scienze delle Finanze a Bologna. Ma ci pensa a un certo punto la realtà romana, nel senso di proveniente dal Comune di Roma, a riportare le lancette sull’oggi. Mentre tutti sono assorti sugli appunti o intenti ad ascoltare, infatti, piomba sui cellulari dei parlamentari dem, in contemporanea, la notizia del giorno, attesa e infine annunciata: si è dimesso per motivi personali l’assessore alla Cultura del sindaco Roberto Gualtieri, Miguel Gotor, e gli succede Massimiliano Smeriglio, già vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio ai tempi di Zingaretti (“fil rouge!”, commenta un deputato dem) nonché ex europarlamentare che, a inizio 2024, ha lasciato la delegazione del Pd a Strasburgo, ricandidandosi poi alle Europee con Avs.

Soprattutto – arma “fine di mondo” per il ritorno alla realtà – si apprende del ritorno in Campidoglio, nel ruolo di capo segreteria del sindaco, di Albino Ruberti, ex capo di Gabinetto dimessosi due anni fa, dopo la pubblicazione di un video girato all’esterno di un ristorante di Frosinone (video in cui, nel corso di una lite, Ruberti reagiva in modo eccessivo a una frase pronunciata da un commensale). Tutto scorre, insomma, fuori, nel giorno del diciassettesimo compleanno del Pd, ma, in Senato, dove si discetta di modelli di sviluppo, sanità e scuola, e delle precedenti manovre firmate Meloni, ci si sofferma a lungo sulla base imponibile, sull’agenda economico-sociale, sul fisco “à la carte” e addirittura su Norberto Bobbio in relazione alle nuove generazioni. Tocca a Schlein chiudere il convegno e il cerchio, tra “deregulation totale”, “iniquità fiscale”, “svendita di asset strategici”, voucher e precarietà. “La povertà non è una colpa individuale”, dice la segretaria dem, e la platea solleva infine sguardo unanime dai telefonini, con buona pace degli infiniti tweet sull’avvicendamento in Campidoglio.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l’Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l’hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E’ nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

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