La Cina che accerchia Taiwan e la Corea del nord pronta alla guerra col sud

Il paese di Xi Jinping dimostra che un blocco navale sull’isola rivendicata dal Partito comunista cinese può avvenire in qualsiasi momento. Intanto le unità di artiglieria del regime di Kim Jong Un si schierano al confine con Seul

Le crisi nell’Indo-Pacifico, dalla penisola coreana allo Stretto di Taiwan, sono ormai drammaticamente connesse con quello che succede in Europa, con sviluppi che rischiano di portare all’apertura di un altro fronte. Nelle stesse ore in cui il confine nordcoreano veniva nuovamente militarizzato, con le artiglierie di Corea del nord e di Corea del sud pronte a fronteggiarsi, la Repubblica popolare cinese accerchiava l’isola di Taiwan – che rivendica come proprio territorio anche se il Partito comunista cinese non l’ha mai governata – nell’ennesimo show di forza che ogni volta supera per intensità e significato quello precedente.

Il capo delle Forze armate della Corea del sud, Lee Sung-jun, ieri ha annunciato che il personale militare è “pronto a ogni provocazione” da parte della Corea del nord, anche ad agire in modo preventivo. La crisi sul 38° parallelo è arrivata dopo che, secondo quanto riportato dalla stampa nordcoreana, un drone del Sud avrebbe sorvolato per tre volte la capitale Pyongyang lanciando volantini di propaganda contro il regime. Il governo di Seul ha negato ogni coinvolgimento con l’episodio del drone, ma il ministero della Difesa nordcoreano già domenica aveva annunciato che le sue unità di artiglieria erano pronte al confine, dove nel frattempo sono state eliminate tutte le vie di comunicazione via terra, e aveva promesso di essere pronto a “scatenare la sua furia” contro il Sud nel caso in cui un altro drone violasse il suo spazio aereo. Questa crisi della penisola arriva dopo il lancio di migliaia di palloncini verso il territorio sudcoreano che va avanti da mesi, ed è anche una conseguenza della sicurezza politica fornita alla leadership nordcoreana dall’alleanza con Putin: l’altro ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che l’alleanza fra Russia e Corea del nord non è più limitata alla fornitura di armi, ma che personale nordcoreano “sta per essere trasferito nelle zone ucraine occupate militarmente” dalla Russia.

Ieri anche la Repubblica popolare cinese ha nuovamente mostrato all’alleanza globale che difende la democratica Taiwan che un blocco navale dell’isola può avvenire in qualsiasi momento, con un dispiegamento di forze difficile da contrastare se non con un vero conflitto. Le esercitazioni militari “Joint Sword-2024B”, che sono durate un solo giorno, hanno mostrato un numero record di 125 aerei da guerra e, tra le navi, anche la portaerei Liaoning, di solito impiegata nelle proiezioni di forza cinesi nel Mar cinese meridionale. Secondo il Comando del Teatro orientale cinese sono servite come “severo avvertimento” ai “separatisti delle forze ‘indipendentiste di Taiwan’”. Lo show di forza cinese era previsto.

E’ una nuova normalità, ogni volta che a Taiwan si celebra il giorno della fondazione – il 10 ottobre – e il presidente in carica fa il suo discorso alla nazione. Ed è il motivo per cui c’era attesa giovedì per il primo discorso da presidente di Lai Ching-te, che ha parlato della determinazione di Taiwan nel difendere la propria “sovranità nazionale”, lo status quo e il sistema democratico, ma senza frasi troppo provocatorie per Pechino. Nei giorni scorsi erano circolate alcune notizie riguardo alla richiesta di Washington di moderare i toni del discorso di Lai per evitare la reazione cinese e l’apertura di un altro fronte con la Cina in una fase di conflitti che Pechino, evidentemente, potrebbe sfruttare. Le parole di Lai non sono il solo motivo di nervosismo per la leadership cinese: l’altro ieri è iniziato anche il tour europeo dell’ex presidente taiwanese Tsai Ing-wen, che ha compiuto la sua prima tappa a Praga – dove è stata accolta dal presidente della Repubblica ceca Petr Pavel – e ieri in un discorso al 28° Forum 2000 ha detto che “il popolo di Taiwan ha dimostrato più volte che la democrazia è una parte non negoziabile di ciò che siamo”. Tsai dovrebbe arrivare oggi a Bruxelles, dove farà visita al Parlamento (ma non si sa ancora quali rappresentanti istituzionali incontrerà) e poi probabilmente volerà a Parigi. Inizialmente l’ex presidente avrebbe dovuto visitare anche Londra, ma secondo il Guardian il Foreign office del governo Starmer avrebbe chiesto di posticipare la visita “per non irritare la Cina prima del viaggio del segretario David Lammy” questa settimana.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: “Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l’Asia”, “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.

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