È partita la prima nave di migranti verso i nuovi centri di accoglienza in Albania

Come annunciato dal ministro Piantedosi, entra ufficialmente in funzione l’area predisposta dall’accordo tra Giorgia Meloni ed Edi Rama per l’accoglimento di persone tratte in salvo nel mediterraneo da navi italiane. Si prevede un primo sbarco a Schengjin, e un successivo trasferimento al centro di accoglienza di Gjader

Sulla nave Libra della Marina Militare è partito il primo gruppo di migranti verso i centri allestiti in Albania. L’imminente inizio dei trasferimenti era già stato annunciato sabato dal ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, durante l’intervista alla Festa dell’Ottimismo del Foglio: “Contiamo di partire dalla prossima settimana e realisticamente le prime persone verranno portate la prossima settimana nei centri in Albania. Non ci saranno tagli di nastri”, ha detto Piantedosi. Che ha poi sottolineato come i centri nel territorio albanese siano del tutto “analoghi a quelli fatti sul territorio nazionale, sono di trattenimento leggero. Non c’è filo spinato, c’è assistenza. Tutti possono fare richiesta di protezione internazionale e ottenerla in pochi giorni”.

Proprio nelle scorse settimane sono diventate operative le due le aree che, in base all’accordo stretto il 6 novembre 2023 tra Giorgia Meloni e il premier albanese Edi Rama, accoglieranno i migranti sbarcati in Italia. Saranno rimpatriati quelli che rispondono a tre principali requisiti: provenienza da paesi sicuri, genere maschile e non vulnerabilità. Fra questi rientra il centro di Schengjin, città costiera nel nord dell’Albania, con una capienza di circa 200 posti e sottoposto a forti misure di sicurezza per evitare che le persone che saranno ospitate si allontanino senza autorizzazione.

Al suo interno sono stati allestiti degli spazi in cui verranno avviati gli esami per le domande di asilo delle persone soccorse in mare dalle navi italiane. Superate le prime fasi di identificazioni, il protocollo prevede che i migranti vengano trasferiti dall’hotspot di Shengjin a quello di Gjader (a una ventina di chilometri di distanza). La struttura, un ex sito dell’aeronautica militare albanese abbandonato da molti anni e completamente ricostruito, dovrà ospitare tutti coloro che, dopo l’esame della domanda d’asilo che avverrà nel centro precedente, verranno ritenuti idonei. Al suo interno, si compone di un centro per il trattenimento di richiedenti asilo da 880 posti, un Centro di permanenza per rimpatri da 144 e un penitenziario da 20.

Graveranno sull’Italia tutti i costi necessari all’alloggio e al trattamento delle persone accolte nelle strutture in Albania, compreso vitto e cure mediche e qualsiasi servizio ritenuto necessario, con una spesa stimata nell’arco di cinque anni di oltre 650 milioni di euro.

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