I racconti di Ugo Ojetti, pieni di parole degne di nostalgia

Parlano di matrimoni e dunque di adulteri, d’altri tempi (1912), perfetti per sapere come comportarsi in questo tempo emotivo, esibizionistico e loquace

Si sfugga alla tirannia del presente leggendo i libri del passato. Consentono di tirare il fiato e a volte insegnano perfino a vivere. E’ il caso di “Donne, uomini e burattini” di Ugo Ojetti. Sapevo Ojetti poligrafo, critico d’arte, organizzatore di mostre, giornalista culturale, diarista, un ovvio mio riferimento, ma non sapevo di suoi racconti. E invece eccoli, riemersi grazie alle Edizioni Mondo Nuovo. Sono un po’ pirandelliani e molto mondani, molto piacevoli. Contengono parole degne di nostalgia come “governante”, “ammogliato”, “scapolo”, parlano di matrimoni e dunque di adulterii. Fra tutti consiglio il primo in cui un conte bolognese vede, non visto, la moglie mentre bacia un di lui amico sulla bocca. Proprio Laura, “sempre calma, misurata, meticolosa, casalinga”, di reputazione specchiata. Che fare? Un duello? Una piazzata? Il conte è un uomo d’ordine, detesta gli eccessi e pensa alla famiglia. “Figli: anche per essi bisognava essere prudenti”. Ci riflette per qualche pagina e infine ha la prova che l’amico è riservatissimo, “una tomba”. Come del resto la contessa: “Ella aveva peccato, ma con una discrezione signorile”. Saggiamente soprassiede, nemmeno gliene parlerà, come se non avesse visto nulla. Un racconto d’altri tempi (1912) perfetto per sapere come comportarsi in questo tempo emotivo, esibizionistico e loquace.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l’ultimo è “La ragazza immortale” (La nave di Teseo).

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