Grillo oltre a essere dominicale soffre pure di “parcellite”. Conte lo sa, e si frega le mani

L’avvocato (del popolo) adesso è sicuro del fatto che Beppe non gli farà più nessuna causa. Gli costa troppo

Poco prima di svenire, il grande comico – Beppe Grillo, dell’Elevato si parla – ha esalato la sua ultima battuta: “Ah, si paga?”. Consigliato da Virginia Raggi si è rivolto allo studio legale di Roma dove l’ex sindaca aveva fatto la praticante, lo studio Sammarco, il cui titolare, Pieremilio, è una sua vecchia conoscenza (nel senso che una decina d’anni fa, quando Sammarco era sospettato di suggerire la sindaca di Roma, Grillo non ne diceva benissimo). Quello, l’avvocato, gli ha messo su un bel caso contro Giuseppe Conte, come ha raccontato Antonio Atte dell’Adnkronos. Un dossier legale. Lungo lungo e fitto fitto. Ma poi gli ha presentato la parcella. Con diversi zeri. Ebbene, oltre a diventare blu, sembra che a quel punto il corpo di Grillo abbia cominciato a incresparsi. Tipo cartina in rilievo della Grecia settentrionale. “Posso pagarti con una colletta su internet?”.

Ecco. Gli piace un avvocato che si incarichi delle faccende dello statuto M5s, ma non ne vuole uno che si interessi anche della questione (vile) d’essere pagato. Egli, non da oggi, soffre infatti di un fastidioso disturbo all’apparato acustico, con questo di caratteristico: che certe parole le percepisce distintamente, mentre certe altre assolutamente non le ode o gli provocano reazioni allergiche. Se gli dite per esempio “buon giorno”, Grillo, compitissimo, risponde “buongiorno”. Ma se gli dite “parcella” o “ricevuta fiscale”, non intende. Soffre assai, ma non sente. Ed è vittima di quella che i medici chiamano “parcellite”, una malattia dalla quale il poverino, presumibilmente, non guarirà mai. Se lo ricordano pure i suoi manager di tanti anni fa, quando organizzavano spettacoli nei teatri degli anni Settanta e Ottanta. A quei tempi lo chiamavano, chissà perché, Beppe a nero. Ma della parcellite di Grillo, più dei suoi vecchi amici, sa tutto Giuseppe Conte. Ragione per la quale l’avvocato (del popolo) adesso è sicuro del fatto che Grillo non gli farà più nessuna causa. Gli costa troppo.

Conte, infatti, avendo egli redatto la carta dei princìpi e dei valori del M5s, conosce bene anche quali sono i princìpi e i valori di Grillo. E per questo qualche settimana fa aveva parlato di malleveria. Tutti s’erano andati a cercare quella parola sul vocabolario, ma Grillo (che soffre di parcellite) l’aveva intesa subito: voleva dire che le sue spese legali rischiavano di non essere più a carico del partito ma che se le sarebbe dovute accollare lui. Non solo. Quando poi Conte lo ha accusato anche di essere dominicale, Grillo anche in quel caso ha capito al volo: qua salta pure la famosa consulenza da 300 mila euro. Quella che ogni anno i grillini gli portano su col montacarichi a Genova. Vedrete che alla fine non si andrà in tribunale. Grillo e Conte troveranno un accordo. In nome dei nobili valori del M5s, s’intende.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori “Fummo giovani soltanto allora”, la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.

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