Prendersi a cuore dal ridere. Tre giorni al Teatro Oscar di Milano, tra comicità e cardiologia

L’idea era venuta al Centro Cardiologico Monzino di Milano, che ogni anno organizza la Milano Heart Week: ridere, a teatro, fa bene non solo all’umore ma al cuore. Giacomo Poretti, genius loci del teatro con amore per la cura, ha creato una rassegna invitando i migliori comici italiani, vecchie stelle e nuove generazioni, a confrontarsi, con leggerennza e profondità, con un grande tema: “Prendersi cura”. Ridere per stare bene

Primi arrivarono i cardiologi. Quelli del Centro Cardiologico Monzino (Irccs), eccellenza della sanità a livello mondiale, che ogni anno, in occasione della Giornata mondiale del cuore, il 29 settembre, organizza la Milano Heart Week, iniziativa unica nel suo genere per sensibilizzare cittadini d’ogni taglia ed età sulla salute del cuore. Promuovono anche la “Night Run Monzino”, ma a un certo punto sono andati a bussare al Teatro Oscar, qui a Milano. “Perché anche i medici, i cardiologi in primis, sono più che convinti che ridere, e ciò che libera la mente e il buonumore come l’esperienza del teatro, faccia molto bene anche al cuore”. Il Teatro Oscar è una realtà di produzione dinamica, ama le sfide, e ha tra i suoi genius loci fondatori Giacomo Poretti, che alla comicità ha dedicato una vita, ma un’altra parte della sua vita l’ha dedicata alla cura, al prendersi cura: faceva l’infermiere, ha conciliato le due vite nello spettacolo-libro Chiedimi se sono di turno. E così partì, lo scorso anno, il “Triduo del giullare”, una tre giorni di comici (c’erano Paolo Cevoli, Giovanni Storti, Lella Costa, ma anche artisti della generazione successiva come Lorenzo Marangoni e Francesco Brandi) in piena libertà, ma obbligati a misurarsi con un tema importante: “Ridere di cuore”.


Quest’anno si replica, 1-2-3 ottobre, sempre col “monitoraggio” ideale del Monzino e un titolo che vuole scavare più a fondo, sempre con leggerezza: “Prendersi a cuore”. Giacomo Poretti, che farà da padrone di casa per le tre sere oltre che a mettersi a sua volta in scena (uno dei suoi monologhi sarà appunto da Chiedimi se sono di turno: “Ispirato a una storia vera, il tragicomico salvataggio di un paziente in arresto cardiaco”) spiega: “C’è qualcosa di profondo in questo connubio che sembra surreale, comicità e cuore. Invece no. Non solo perché, come sappiamo, respirare allegria e buonumore, una risata che non sia ‘acida’, come purtroppo spesso accade, è un toccasana anche per la salute. Ma io credo che oggi, soprattutto oggi, i comici – che spesso sono anche un po’ dei poeti – hanno la facoltà, o il dono, di arrivare a dire cose profonde, che c’entrano con la vita, con la coscienza che ne abbiamo, i rapporti con gli altri. Spesso oggi questa immediatezza, questo ‘arrivare dritti al cuore’ appunto, è preclusa ai filosofi, agli scrittori. Invece ce l’hanno i giullari, esattamente come un tempo erano gli unici a poter dire certe verità scomode ai re”. Una tre giorni di “salutare follia”, che può servire anche a riflettere su una certa dogmatica (laica, per carità) a cui abbiamo affidato le nostre vite: “Abbiamo tre religioni: l’attività fisica, l’alimentazione bio, e l’emergenza climatica. Se non rispetti i precetti della ‘salute pubblica’, sei un reprobo. Ma di un’altra salute, del prendersi a cuore il nostro essere persone, padri, figli, sani o malati, dobbiamo occuparci noi: con una risata che sappia suscitare qualche pensiero”. Ridere di cuore per rispondere a un mondo confuso, dalle certezze impalpabili. Immaginazione e anche provocazione. Tre serate, una disfida ideale con in palio il cuore: tema libero per grandi nomi della comicità italiana, mostri sacri come Enrico Bertolino o Leonardo Manera ma anche le nuove generazioni, da Ippolita Baldini a Carlo Amleto al tiktoker Turbopaolo. Libertà d’azione, e anche di sondare qualche tema insolito: Daniela Cristofori proverà a far parlare, di sé stessi, gli embrioni congelati. A ognuno il suo cimento, dritti al cuore.

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  • Maurizio Crippa
  • “Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini”

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