Che cosa può imparare l’Italia dal modo in cui la Francia valorizza i suoi gioielli nell’AI

In Europa solo Parigi prova a resistere all’egemonia culturale americana e cinese sulle nuove tecnologie e sta lavorando su Mistral. Fondata un anno e mezzo fa da tre studenti, ora l’azienda vale sei miliardi di dollari

L’Economist ha recentemente ospitato un editoriale sull’intelligenza artificiale generativa (GAI), quella adoperata in ChatGPT. L’editoriale nota come l’esplosione di notorietà avvenuta in questo decennio intorno alla GAI, in particolare negli ultimi due anni, abbia portato a usare modelli di linguaggio sempre più grandi, che per essere addestrati a rispondere a domande complesse implicano consumi di energia in crescita esponenziale, quindi enormi costi. Per quanto pingui siano i ricavi attesi, le imprese coinvolte, pur se sono giganti multinazionali, fanno fatica a sostenere gli investimenti necessari e il connesso finanziamento. La marcia trionfale delle applicazioni dell’intelligenza artificiale rischia di arrestarsi. Tuttavia l’articolo invita a non farsi prendere dal panico. Nella storia dell’umanità quasi tutte le volte che una innovazione sembrava incontrare un ostacolo nel suo cammino e si diffondeva il convincimento che da essa non potesse più trarsi alcuna utilità per il genere umano, saltava su uno scienziato a trovare la soluzione per aggirare l’ostacolo. Così andrà anche questa volta, suggerisce l’articolista. Ma attenzione: la soluzione non sarà neutrale fra aziende e fra paesi, avvantaggerà alcuni e svantaggerà altri.

Ciò riporta all’attenzione il tema della distribuzione geografica delle scoperte scientifiche, delle invenzioni, delle loro applicazioni tecnologiche, dunque della capacità di un territorio di farle nascere e prosperare. Nella perenne diatriba se sia più conveniente accogliere nel proprio territorio la elaborazione delle invenzioni che plasmano il mondo, oppure limitarsi a importarle e applicarle, l’intelligenza artificiale getta un peso decisivo a favore della prima opzione: essa è destinata ad avere conseguenze tali per la vita di tutti noi da non poter essere trattata come una scatola nera da comprare e usare ciecamente, con il che ci si consegnerebbe nelle mani di chi ne manovra gli alambicchi nel segreto del proprio antro. Finora il paese di origine dei centri di ricerca e delle aziende che hanno prodotto e cavalcato l’onda della GAI sono innanzitutto gli Stati Uniti, seguiti a distanza dalla Cina. E l’Europa? Niente, con una curiosa eccezione francese, su cui conviene soffermarsi.

Parliamo di Mistral AI. Mistral è stata fondata solo un anno e mezzo fa da tre ragazzi francesi che vivevano e lavoravano negli Stati Uniti, in aziende specializzate in intelligenza artificiale delle galassie Alphabet e Meta. Si erano conosciuti in Francia, frequentando l’École Politechnique, una delle grandes écoles francesi, fucina di premi Nobel e amministratori delegati di grandi aziende. Hanno deciso di mettersi in proprio creando fra loro una società e di ritornare in Francia per questo. Hanno raccolto in tre tornate finanziamenti per un totale di un miliardo di dollari, il loro valore di mercato viene stimato ora in circa sei miliardi, il che li colloca ai primi posti nel mondo fra le aziende non quotate del settore, primi assoluti fuori della baia di San Francisco. Manco a dirlo sono di gran lunga la prima azienda francese di quel tipo. L’establishment francese si è subito accorto di loro, qualche mese fa uno dei co-fondatori è stato audito dalla commissione senatoriale per gli affari economici. La Francia unisce un forte spirito identitario diffuso fra tutti i cittadini con un ecosistema normativo e regolatorio che, secondo l’Ocse, è abbastanza favorevole alle imprese (francesi), certo molto meno che negli Stati Uniti e in Cina ma molto più che in Italia, dove l’ordinamento giuridico è, salvo eccezioni, conformato in modo da scoraggiare imprenditoria e innovazione.

Ma se la Francia sta provando a resistere all’egemonia culturale americana (e cinese) in questo campo, che succederà domani? Quando secondo l’Economist le armate della GAI, oggi rallentate dall’aumento spropositato dei costi, riprenderanno nuovo slancio grazie a qualche altra geniale invenzione che risolva il problema dei costi crescenti? Difficile da prevedere. Per il momento la corsa delle imprese GAI è verso quantità sempre maggiori di investimenti, di finanziamenti, per tener dietro alle esigenze di addestramento e di inferenza dei loro modelli, il che mette in difficoltà i relativamente piccoli come Mistral. Nel futuro la dimensione delle imprese GAI e la loro capacità di raccogliere fondi sempre più ciclopici potrebbero essere meno rilevanti, consentendo anche agli europei, le cui imprese tendono a essere più piccole di quelle americane, di contribuire intensivamente alla corsa al futuro dell’intelligenza artificiale.

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