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Un’intervista (im)possibile a un’intelligenza artificiale e le storie straordinarie di gente ordinaria. Voci da un’alluvione e un punto di vista diverso sulle “perle” letterarie. E la storia di un rapimento molto particolare, molto famoso, ma del quale non ricordiamo molto
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In Real Life | IRL
Di Marco Maisano per One Podcast
Per ora ci sono tre episodi e sono uno più bello dell’altro. Marco Maisano, già Iena “buona”, già inviato di Nemo e già podcaster capacissimo (qui recensivamo il suo Fantasma, qui L’isola che non c’era, qui American Dream…), raccoglie storie straordinarie di persone ordinarie. In una di queste, Mauro, manager italiano di una multinazionale tedesca, racconta come a volte basti un piccolo sbaglio, un errore apparentemente innocente per trovarsi a vagare in un girone dantesco di assurdità, un po’ come Asterix e Obelix alle prese con la burocrazia romana in una delle loro Dodici fatiche. In un altra, Alice racconta di come sua figlia Emma, due anni nemmeno, sia stata trascinata nella Siria della guerra civile da suo padre Mohamed, da cui Alice si era appena (faticosamente) separata. In un altra ancora, Josh ci racconta di quando si è appisolato su un aereo senza sapere che si sarebbe svegliato su quella non sarebbe stata solo una delle esperienze più terribili della sua vita, ma anche la trama di un film di grande successo con Tom Hanks…
Si spera che il livello regga. Materiale, in teoria, ce n’è a bizzeffe. Perché, come diceva Charles Bukowski, “la gente è il più grande spettacolo del mondo” (“e non si paga il biglietto”, aggiungeva lui).
La versione di ADA
di Massimo Temporelli per Storielibere
Una sorta di spin-off in sei episodi dell’affermato Fucking genius di Massimo Temporelli, il podcast che racconta i geni della scienza e della tecnologia. Questa volta il protagonista è un “genio” dei nostri tempi (avete visto a chi sono andati i Nobel per la Fisica e quelli per la Chimica, quest’anno?): l’intelligenza artificiale.
Temporelli, fisico e divulgatore, parla con un’intelligenza artificiale generativa, ADA, che risponde agli stimoli del suo intervistatore e allo stesso tempo impara da questi scambi. Si parte dalla storia dei suoi “nonni” Ada Lovelace e Charles Babbage e si arriva fino a ChatGPT, al Machine Learning e al Deep Learning, alla continua espansione della “coscienza” artificiale. Si passa per Alan Turing e John Von Neumann. Ma si va molto più in là di una mera ricostruzione di fatti e cronologie: si va più a fondo, filosoficamente, per chiedersi cosa significhi “esistere” e per attraversare i ponti tra l’esperienza umana e quella inedita di un’AI.
Insomma che cos’è questo podcast? È prima di tutto un esperimento. È un racconto a cavallo tra fiction (ADA dice di essere una AI autocosciente, in fuga dai suoi sviluppatori) e realtà (le sue risposte non sono scritte, non sono sceneggiate). È un’intervista tutt’altro che impossibile o forse una autobiografia molto autocosciente. È un viaggione.
La malattia dell’ostrica
di Claudio Morici coprodotto da Fandango Podcast e Teatro Metastasio di Prato
Claudio Morici mi fa morire (nel senso buono). Basterebbe la sua voce, il suo umorismo bonario per convincermi ad ascoltare qualsiasi cosa metta in circolazione. Se poi quello che propone è un podcast che racconta – con grande ironia, interviste a psicoterapeuti e un montaggio assassino (nel senso buono, bis) – come alcuni dei più grandi scrittori fossero anche affetti da disturbi mentali, non può che uscirne un piccolo capolavoro. Partiamo dal titolo? Partiamo: il filosofo Karl Jaspers parlava della malattia dell’ostrica: noi dell’ostrica apprezziamo la perla, ma dimentichiamo che la perla è la reazione di un’ostrica malata, alla malattia. Stessa cosa avviene per i capolavori della letteratura. Ci dimentichiamo che senza la malattia psichiatrica non ci sarebbero state le perle di David Foster Wallace, Virginia Woolf, Philip K. Dick, Alda Merini… E che scrivere è stato per loro uno straordinario strumento di sopravvivenza. Che continua a salvare anche noi.
MIKE – Storia di una salma rubata
Giulia Depentor e Giulio D’Antona per One Podcast
Vi ricordate la notizia di quando, nella notte tra il 24 e il 25 gennaio 2011, rubarono la bara di Mike Bongiorno? Se all’epoca vivevate in un qualsiasi posto d’Italia raggiunto dalla rete elettrica e dal segnale Rai, difficilmente ve la sarete persa. E vi ricordate come andò a finire quella storiaccia? Se qualcuno pagò un riscatto, se la salma venne recuperata, chi era il responsabile? Questa seconda risposta è meno scontata ed è la vicenda ricostruita in questo podcast altrettanto singolare, che ricostruisce quell’assurdo “rapimento” (o furto?), tra medium e mitomani, cabine telefoniche e telecamere, casupole e villoni sul lago Maggiore, grandi dispiegamento di forze e rapidi cali d’attenzione mediatica.
Piano piano, tra scricchiolii di passi sulla ghiaia del cimitero e spezzoni di tg dell’epoca, passando per i racconti dei vecchietti al bar e quelli degli inquirenti, si entra nell’atmosfera e ci si ritrova nel cuore di un’indagine bizzarra ma meno inusuale di quanto si possa immaginare.
Fango – Storia di un’alluvione
di Marco Cortesi e Mara Moschini per Vois
Ripescaggio: questo podcast non è esattamente degli ultimissimi mesi. La prima puntata è uscita il 16 maggio, per il primo anniversario di una delle più gravi alluvioni che abbia mai colpito il nostro territorio. Ma torna di attualità con le cronache delle scorse settimane e i danni provocati (di nuovo) dal maltempo nel centro Italia.
Cosa succede quando in due giorni cade la quantità d’acqua che normalmente cade in sei mesi? Succedono 2.300 frane. Succede che muoiono 17 persone e circa 260 mila animali. Succede che in poche ore 36 mila persone che restano senza casa, che 105 scuole vengono devastate dall’acqua e 544 strade cancellate dalle cartine. I numeri sono impressionanti, ma sono le storie quelle che servono agli esseri umani. Marco Cortesi e Mara Moschini questo lo sanno e da anni si dedicano a raccontarle: raccolgono testimonianze che poi diventano spettacoli teatrali, lungometraggi per il cinema e programmi tv. Originari di Forlì, ricordano quei giorni per esperienza diretta. Quel 16 maggio erano in tournée in Trentino, il giorno dopo son o rientrati e hanno dovuto decidere se spalare fango o iniziare a raccogliere le voci di chi c’era. “Abbiamo anche dubitato a volte che fosse la scelta giusta, perché magari in quel momento l’esigenza maggiore era di ripulire le case”, dice Mara Moschini in una bella intervista a Renewablematter.eu. “Ma poi ci siamo resi conto che le persone avevano bisogno di raccontare”. E quindi ecco le storie. Quella dello zio che riesce a salvare i tre nipoti surfando su un fiume di fango e detriti, quella di cinque rottweiler che si trasformano in ingombranti anatroccoli. Quella di una montagna che oggi non c’è più, ma a cui voler bene lo stesso piantandoci pomodori. Quella di un uomo con madre e sorella disabili, rimasti intrappolati di notte in una casa che si sta allagando e salvati da… Archimede.