“Donne non si nasce, si diventa”, scriveva la filosofa nel “Secondo sesso”. Ma basta leggere il resto del libro per sciogliere completamente l’equivoco. Aiuta a capire anche la lettura di “Donna si nasce” di Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo
Signori si nasce, e io modestamente lo nacqui; dunque non per me è stato scritto il nuovo libro di Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo, che si rivolge ripetutamente a un’ideale “ragazza” interessata alla storia del femminismo. Poco male: anche un lettore non invitato come me può imparare molte cose da Donna si nasce (Mondadori), come da tutti i libri di Cavarero del resto. Da intruso cortese, avendo a malapena i titoli per leggerlo ma non certo quelli per recensirlo, mi limiterò a una piccola nota a margine che riguarda il titolo del libro, capovolgimento della frase più famosa del Secondo sesso di Simone de Beauvoir, “Donne non si nasce, si diventa”. Ebbene, questa frase è oggetto da anni di una delle più incredibili e sfacciate falsificazioni ideologiche che la storia ricordi, da parte di chi punta ad arruolare Beauvoir tra i costruttivisti radicali, quelli per cui non solo il concetto sociale di donna (genere) ma anche il concetto biologico di femmina (sesso) sarebbe un prodotto del sistema patriarcale o della eteronormatività. Eppure basta leggere le prime pagine del Secondo sesso per imbattersi in frasi che sciolgono l’equivoco in maniera fin troppo diretta: “Le donne sono donne per struttura fisiologica”; “la divisione dei sessi è un dato biologico, non un momento della storia umana”. Da questo punto di vista, il libro di Cavarero e Guaraldo è una manna dal cielo: l’ipotetica “ragazza” a cui è rivolto ha finalmente un’alternativa alle transfemministe instagrammabili che di Beauvoir non hanno letto, a quanto pare, neppure l’introduzione.