Torna Genoa-Sampdoria: euforia, tristezza e malinconia

In Coppa Italia si rigioca dopo quasi due anni e mezzo il derby di Genova. L’ultimo, quello del 30 aprile del 2022, vide vincere i blucerchiati, ma era una vita calcistica fa

Forse è perché è in equilibrio tra mare e monti. O forse è solo che è tesa tra Sud America e Nord Europa, coi figli e i nipoti oltre oceano e tra vie e carrugi donne e uomini di oltre manica. O chissà, è solo questione di amore e umore, sempre ondivago tra esaltazione e malinconia, tra lo spazio immenso del golfo e quello stretto del centro. Forse c’entra tutto questo. Soprattutto nel calcio, sport capace di espandere e moltiplicare ansie paure e gioie di una città.

Genova, almeno calcisticamente, vive di momenti. A volte brutti, orribili. A volte esaltanti. Genova è a trazione rossoblù, Genoa Cricket and Football Club, ma con una componente, e nemmeno esigua, blucerchiata, Unione calcio Sampdoria. Ondivaga nel pallone, col pallone, per il pallone. Anche senza mescolarsi, anche senza passare mai dall’altra parte: chi cresce rossoblù non diventerà mai blucerchiato e viceversa, impossibile una mediazione. È ondivaga per momenti storici, difficile che le gioie di una parte possano arrivare nello stesso periodo delle gioie dell’altra. Se una delle due squadre di Genova lotta e vince, l’altra lotta per non sprofondare, per evitare di scomparire, quasi non ci sia posto a Genova per due squadre, per due gioie. “Genova è una città dove convivono elettrica felicità e cupa disperazione”, raccontava uno che la città la conosceva bene, il poeta Edoardo Sanguineti.

E questo indipendentemente dal derby.

È dal 30 aprile del 2022 che non si gioca il Derby della Lanterna. E quando non si gioca per un po’ è perché una delle due è sprofondata, o ha rischiato di spronfondare, negli abissi calcistici delle serie minori. Questa volta è toccato alla Sampdoria. E tutto sommato gli è andata bene a fermare la sua caduta in Serie B.

Il derby di Genova ritorna il 25 settembre del 2024, questa volta Genoa-Sampdoria per la precisione. Lo scenario è il solito, lo stadio Luigi Ferraris, quartiere Marassi, casa di entrambe, uno degli stadi più affascinanti d’Italia. Tanto da far dire a Bruno Lauzi che “si dovrebbe imporre alla Serie A di non far retrocedere nessuna delle due squadre, perché uno spettacolo come il Ferraris il giorno del derby non lo si vede da nessuna parte”. Poi aggiunse “anche se del Genoa non è che mi interessi granché”. Era sampdoriano.

Derby di coppa, Coppa Italia. Che forse non è il massimo, ma è meglio che niente. Poteva non esserci infatti con una in Serie A, il Genoa, e una in Serie B, la Sampdoria. Ci sarà. L’occasione per far star male e intristire l’altra metà della città, esibire una supremazia cittadina ferma ancora all’1-0 per i blucerchiati di quasi due anni e mezzo fa. Quel gol lo segnò da Abdelhamid Sabiri. La Sampdoria festeggiò il secondo derby vinto in stagione e la retrocessione del Genoa.

Una vita fa. Il gran futuro che doveva avere Abdelhamid Sabiri nel calcio si è ristretto, quasi imploso nelle tribune di Firenze. E Genoa e Sampdoria si sono scambiate categorie.

“Facciamo che sia una grande festa”, aveva chiesto in mattinata il sindaco Enrico Bucci. La festa se la sono fatta i tifosi. Qualche scontro, due poliziotti feriti, situazione sotto controllo.

Il derby darà soddisfazione a una parte di Genova e tristezza all’altra: il pareggio non è previsto. Senz’altro riaccenderà la malinconia di una città malinconica, incapace di vivere un duplice momento di euforia. Nel calcio, non solo nel calcio.

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