Schlein isolata sulla Rai. La linea unitaria delle opposizioni contro tele-Meloni va in frantumi

Ognuno va per conto suo. Solo Iv seguirà i dem. Il M5s annuncia che domani sarà in aula, Avs anche: tutti voteranno il proprio candidato. La segretaria del Pd però tiene duro: “Noi non partecipiamo al voto”. Sarà Aventino, nonostante qualche mugugno nel partito

Elly Schlein (i)solata. Sulla Rai il Pd ha scelto l’Aventino. Ci andrà da solo, o quasi. Perché dopo tanti proclami solo la (piccola) quota centrista, tra le opposizioni, si accoderà. Gli altri saranno in aula. La segretaria dem lo aveva anticipato e ha tenuto fino all’ultimo, nonostante nel partito non mancassero i mugugni, di chi avrebbe preferito un’altra strada.




La leader del Nazareno, questa sera, ha radunato i suoi per comunicare la decisione: “
Il Pd, in coerenza con quanto affermato nelle ultime settimane e negli ultimi mesi, domani non parteciperà al voto per il rinnovo del consiglio di amministrazione che è già in scadenza. Perché per noi andava fatta prima la riforma per allinearci con il Media freedom act”.




E’ l’ultimo atto di una giornata in cui l’opposizione unitaria a tele-meloni è andata in frantumi. Schlein ci sperava, ci aveva lavorato. Credeva che alla fine anche le altre opposizioni sarebbero uscite dall’Aula. La maggioranza, i consiglieri Rai di nomina parlamentare, se li scelga da soli. E invece non è andata così, ognun per sé, con il campo largo in ordine sparso. I documenti unitari firmati e sottoscritti due volte da tutti i partiti di opposizione, quelli che recitavano “prima la riforma della governance della tv pubblica”? Carta straccia.

Alla Camera, per tutto il giorno, è stato un susseguirsi di trattative, mezze accuse e rimpalli tra alleati. Ma in tarda mattinata, all’ora di pranzo, era già chiaro come sarebbe andata a finire.

E’ Giuseppe Conte ad aprire le danze: “Il M5s voterà. E’ contrario all’interesse pubblico lasciare il Cda nelle mani dei soli consiglieri di maggioranza, rinunciando così le forze di opposizione a esercitare le funzioni di vigilanza”, si legge nella nota. I grillini sosterranno Alessandro De Majo, sarebbe una riconferma. E guai a parlare di inciuci con la maggioranza, “è una questione di garanzia”. Di lì a poco, si smarca anche l’Alleanza verdi sinistra. “Pensiamo che non vada lasciato spazio a una maggioranza che già ha occupato tutti i posti possibili in Rai. Quindi domani ci saremo e voteremo”, dice Angelo Bonelli. Volevano un segnale chiaro sulla riforma della Rai e quel segnale, spiegano da Avs, è arrivato. Il senatore forzista Claudio Fazzone, presidente della ottava Commissione, quella competente in materia, ha annunciato: “Tutti i disegni di legge sula Riforma Rai saranno incardinati il primo ottobre, per favorire un proficuo confronto”. Alleanza verdi sinistra dovrebbe votare, domani, Roberto Natale, ex sindacalista Usigrai. Fratoianni ha provato a convincere anche il resto delle opposizioni: convergiamo. Tentativo difficile.

Nel pomeriggio ecco Stefano Graziano. Il capogruppo dem in Vigilanza rai arriva in Translantico. Prova a ricomporre, cerca una via d’uscita. E allora un colloquio con Maria Elena Boschi – Italia Viva alla fine sarà l’unica, insieme ad Azione, a seguire la posizione dem. E poi un confronto con Dario Carotenuto, capogruppo M5s in Vigilanza. I grillini tirano dritto: “Capiamo il Pd ma noi non dobbiamo recuperare alcuna verginità”, spiegano al Foglio. Ma non è che poi votate la presidenza di Agnes? “Mai, Conte è stato chiaro”. Si vedrà.



Nel frattempo a Piazza Navona va in scena la manifestazione dei sindacati, Cgil e Uil, contro il ddl Sicurezza. Ci sono anche i leader dei partiti dell’alleanza progressista. Conte e Schlein non si incrociano. C’è di più. Un fotografo coglie l’attimo: nello scatto, ecco il capo del M5s, Bonelli e Fratoianni. E la segretaria del Pd? Lei non c’è, era lontana in quel momento. Una curiosa coincidenza, forse, ma che restituisce bene, forse meglio delle parole, il senso della giornata.

“Schlein ha sbagliato, non dovevamo metterci all’angolo da soli”, ci dice un parlamentare dem. Molti, e non è un mistero, avrebbero preferito un tratto più conciliante. Niente da fare. Passa la linea Schlein, coerenza, che sarà solo la linea del Pd, non quella delle opposizioni. Le barricate al governo Meloni non valgono una nomina in Rai, un conduzione, un ruolo al Tg. Almeno non domani.




(Articolo aggiornato il 26/09, alle ore 9)

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