Perché si torna a parlare di leva obbligatoria

Da quando la legge Martino ha sospeso nel 2005 il servizio militare obbligatorio, sono state diverse le proposte per reintrodurlo. L’ultima sta per essere presentata al Senato da FdI. Ma Forza Italia e il ministro Crosetto tagliano corto: “Non è in discussione”

Sta arrivando un’altra proposta di legge sulla leva militare obbligatoria. È stato il senatore e vicepresidente della commissione Affari esteri e Difesa di Palazzo Madama Roberto Menia di Fratelli d’Italia ad annunciare all’Adnkronos la sua intenzione: “Sto mettendo a punto un ddl in questo senso. Certo non penso a un ritorno a quello che è stato in passato il servizio militare, ma sei mesi di naia, non solo per i ragazzi, ma anche per le ragazze, non farebbe affatto male alle giovani generazioni italiane”. Si parla quindi di un tempo di servizio dimezzato rispetto ai dodici mesi previsti dalla leva obbligatoria che il governo Berlusconi II ha sospeso nel 2005 con la legge che porta il nome dell’allora ministro della Difesa, Antonio Martino.

La proposta del senatore Menia non nasce dal nulla. Due giorni fa, il 23 settembre, l’istituto di ricerca YouTrend ha realizzato un sondaggio per SkyTg24 in cui si chiedeva agli intervistati se fossero favorevoli o meno alla “reintroduzione della leva militare obbligatoria per i giovani neo-maggiorenni”. Ne è emerso che gli italiani sono spaccati a metà: il 47 per cento si dice favorevole, il 46 per cento no. Ma ancora più interessante è vedere come i risultati cambino in base alla fascia d’età: il 55 per cento dei ragazzi tra i 18 e i 34 anni (tra i quali ci sono quelli direttamente interessati) si dice contrario, mentre sono d’accordo al 51 per cento le persone tra i 35 e i 54 anni e al 49 per cento gli over 55.

Anche sulla spinta di questo sondaggio, Menia ha pensato alla proposta di legge per “ridare ai ragazzi moralità, indirizzi e spingerli al rispetto delle norme. cosa che purtroppo mi pare sia oggi carente. Si tornerebbe a una visione interclassista della nostra società, dove i giovani potrebbero tornare a fare un’esperienza collettiva che di sicuro può solo fare bene”. Il senatore fa poi riferimento alla Costituzione italiana, che all’articolo 52 recita “la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge” e getta uno sguardo fuori confine: “È una cosa all’ordine del giorno in tanti altri paesi, come per esempio in Croazia, mentre la Svizzera già prevede il ‘richiamo'”.

La situazione internazionale, dall’invasione dell’Ucraina al conflitto in medio oriente, ha in parte contribuito a ravvivare il dibattito sulla leva obbligatoria. Quella del senatore Menia non è l’unica proposta in tal senso, ce n’è sono state altre con lo stesso obiettivo. L’ultima è quella presentata alla Camera il 15 maggio 2024 da Eugenio Zoffili, deputato e capogruppo della Lega in commissione Difesa a Montecitorio, tre giorni dopo che sul tema si era espresso il segretario Matteo Salvini al raduno degli Alpini di Vicenza. Come l’idea di Menia, quella di Zoffili prevede una leva universale di sei mesi per i ragazzi e le ragazze tra i 18 e i 26 anni “a servizio della comunità, su base regionale. È una grande forma di educazione civica, con persone che si possono dedicare al salvataggio, alla protezione civile, al pronto soccorso, alla protezione dei boschi da svolgere vicino a casa”. Sì, perché la Lega chiede espressamente di svolgere il servizio “esclusivamente sul territorio nazionale e nella propria regione di residenza o domicilio, con priorità alla propria provincia, salvo espressa richiesta del cittadino ad essere impiegato in altri ambiti territoriali nazionali e previa disponibilità e autorizzazione dell’Autorità preposta”.

La proposta del Carroccio non ha però avuto riscontri positivi da parte degli alleati di governo. Il ministro della Difesa di Fratelli d’Italia, Guido Crosetto, ha detto in proposito che bisogna fare una differenza tra servizio militare e quello civile: “Le forze armate hanno bisogno di professionalità, non è un luogo dove insegnare o educare i giovani. Devono difendere i valori di pace e democrazia. Una leva universale non è in discussione. Altra cosa se si parla di servizio civile” che, comunque, ribadisce, “non è una cosa che riguarda le forze armate”.

Neanche Forza Italia è d’accordo con la proposta della Lega. Il vicepremier e segretario del partito, Antonio Tajani, ha espresso le sue perplessità a partire da un punto di vista economico: “Non credo che si possa reintrodurre la leva obbligatoria. Costerebbe troppo. Noi abbiamo già delle forze armate professionali. Non è che uno è soldato solo perché ha una divisa. Un conto è avere una riserva in caso di emergenza, o il servizio civile, un conto è la leva obbligatoria.”

Ma non finisce qui: sulla leva militare ci sono altre due proposte. In fase di assegnazione alla Camera c’è ancora quella firmata da Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia che, si legge nell’articolo 1, vorrebbe istituire “un Servizio nazionale militare di volontari per la mobilitazione (SNM), con il compito prioritario della difesa della Patria”. Invece il presidente della commissione Difesa della Camera della Lega, Nino Minardo, ha depositato a febbraio scorso una proposta che mira a formare una “riserva militare” da addestrare, tenere pronta e usare solo in casi di minacce alla sicurezza dello stato, sul modello israeliano. Minardo ha commentato a riguardo: “Credo sia arrivato il momento di pensare a modelli nuovi che sappiano coniugare formazione e professionalità. In questo senso va la costruzione di una consistente riserva militare a cui aggiungerei un miglioramento del rapporto tra scuola pubblica e Forze Armate perché abbiamo la necessità di presentare meglio ai nostri giovani la scelta della vita militare”.

Tante sono le proposte, ma un aspetto di cui tenere conto riguarda i costi. In Italia non ci sono stime ma oltre confini sì. L’istituto Ifo di Monaco di Baviera ha fatto un calcolo lo scorso luglio su cosa potrebbe accadere se in Germania tornasse la leva: se il servizio militare fosse obbligatorio per un intero gruppo d’età la produzione economica calerebbe “dell’1,6 per cento o di 70 miliardi di euro”. Se, come nel caso del vecchio servizio militare, venisse svolto solo da un quarto degli arruolabili, il costo sarebbe intorno ai 17 miliardi di euro. Invece un servizio militare distribuito sul 5 per cento della fascia di età arruolabile costerebbe circa 3 miliardi di euro.

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