Ecco l’undicesima corrente del Pd, quasi una squadra di calcio. Viaggio fra le anime perse

Tante sono le aree culturali intorno a Schlein. Oggi debutta “Diurna”, con una tre giorni di dibattiti a Roma. I dioscuri di questa operazione sono Nicola Zingaretti, capodelegazione a Strasburgo, e Francesco Boccia, capogruppo in Senato

L’ultima arrivata, senza pretese di eternità, si chiama “Diurna”. E’ la nuova corrente – nel Pd per nobilitarle le chiamano aree culturali – che bussa alla porte del Nazareno. Il battesimo è previsto per oggi con una tre giorni di dibattiti nello Snodo Mandrione, Roma est. Saranno tre giorni di progetti per “Roma e l’Italia” con tanti eletti dem ed esponenti del campo largo. I dioscuri di questa operazione, molto romanocentrica, sono Nicola Zingaretti, capodelegazione a Strasburgo, e Francesco Boccia, capogruppo in Senato. E’ la corrente ellittica ed ellyssima. Nel senso di Schlein, la segretaria inafferrabile che divide et impera. Contenta cioè di benedire questi piccoli e grandi sommovimenti che da sempre animano il partito, più per rendita di posizione che per proiezione. Senza pretese di scientificità e pronti a essere smentiti già questa mattina con una new entry: le correnti catalogate arrivano a 11. Come una squadra di calcio.






E’ l’Atletico Pd che punta a Palazzo Chigi con baldanza ed entusiasmo: “Siamo una squadra fortissimi!”. Qui serve un gps per orientarsi perché tutto è in movimento, o forse no. E comunque sempre rimanendo a sinistra e in maggioranza – ammesso che esista ancora una minoranza se non sui temi veramente importanti come l’utilizzo per l’Ucraina delle armi in territorio russo – ecco Rete democratica di Claudio Mancini, deputato con fortissimo ascendente in Campidoglio, e l’europarlamentare Matteo Ricci. La coppia può contare sui pregevoli consigli di Goffredo Bettini (il monaco della sinistra italiana nonché amico personale, molto ascoltato, di Giuseppe Conte) e su amministratori nel centro Italia. Bettini sogna di federare tutte le anime che si trovano a sinistra. Dove per esempio c’è Dems (Democrazia Europa e società) di Andrea Orlando, candidato in Liguria, principe rosso del partito con lunga esperienza ministeriale. Anche lui ha tra Camera e Senato e nelle regioni un gruppo dirigente. Sono con Elly dal primo momento ma da una posizione critica e indipendente. Alcuni di loro fanno parte anche della segreteria (come il tesoriere Michele Fina). I Giovani turchi, invece, sono rimasti suppergiù in due: Matteo Orfini e Francesco Verducci. E quindi cercano sponde, alleanze, fusioni e ammiccamenti. Per questo articolo abbiamo consultato sei fonti eterogenee e tutte davano i Giovani turchi in alleanze diverse. Poi c’è Dario Franceschini, e quindi Area Dem, un altro big che ha scommesso su Schlein in tempi non sospetti.

Oltre alla capogruppo alla Camera Chiara Braga e una pattuglia non vastissima di parlamentari, l’ex ministro della cultura e scrittore potrebbe puntare su un altro Dario: Nardella, ex sindaco di Firenze ed europarlamentare. Sempre al centro, e in posizione non belligerante con la segretaria, c’è “Crea” l’associazione degli ex lettiani, nel senso del già segretario Enrico che ha firmato le ultime liste elettorali. Gruppo nutrito (quasi 20 parlamentari) punta sul tandem Anna Ascani e Marco Meloni e conta, fra gli altri, Beatrice Lorenzin, Matteo Mauri, Andrea Casu, Antonio Nicita oltre al “piccolo Letta”, Giacomo Possamai, sindaco di Vicenza. Che caos, che confusione. Perché poi ci sono anche gli ex Articolo uno di Roberto Speranza e Arturo Scotto che non dovevano unirsi ad AreaDem, ma qualcosa forse è andato storta. Fin qui siamo a sette. Oplà salto di là. All’opposizione si contano i gentiloniani, vicini al commissario Ue uscente Paolo. Sono i falchi soprattutto in politica estera (Picierno, Sensi, Madia, Quartapelle, a volte Amendola che sogna una corrente di ex figiciotti). Facevano parte della “mozione Bonaccini” che si è persa in mille piccoli rivoli. E quindi Base riformista di Lorenzo Guerini ed Energia popolare nata per volere dell’ex governatore dell’Emilia-Romagna. “Scusa, ma Delrio te lo sei dimenticato?”. Giusto c’è anche la comunità riformista di Graziano e Debora Serracchiani. Schlein – che conta su un nucleo ristretto di fedelissimi che prende o non prende le vere decisioni – sa tutto, ride e li lascia fare. Le liste le farà lei.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d’autore.

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