Due

La recensione del libro di Enrico Brizzi, Harper Collins, 320 pp., 19 euro

Esattamente a trent’anni di distanza dalla pubblicazione di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Enrico Brizzi stupisce tutti facendo ciò che in passato si era sempre rifiutato di fare: scrive il seguito “della maestosa storia d’amore” tra Alex e Aidi, facendo esplodere letteralmente il mercato editoriale e, contemporaneamente, i cuori di (almeno) tre generazioni di lettori. Arriva così in libreria Due, edito da Harper Collins, a raccontarci cosa accadde durante quell’estate “dell’anno domini uno nove nove due”, quando i due furono costretti a salutarsi per l’imminente partenza di lei per gli Stati Uniti. Un po’ come se Salinger avesse ripreso il filo della storia dal punto in cui il vecchio Holden Caulfield si fosse apprestato a riscriversi a scuola una volta guarito dalla tubercolosi. “Non sfuggirà che determinate citazioni, nomenclature e codici di geometrie esistenziali riflettono l’estrema gioventù dei protagonisti”, avverte l’autore in apertura e infatti, adesso come allora, Alex ha esattamente diciassette “anni&mezzo”. Non pedala più per i colli bolognesi come un novello Girardengo ma lo ritroviamo rinchiuso, alla maniera di un Werther qualunque, nella sua stanza in Saragozza Avenue, intento a struggersi “in camicia di forza, a rimuginare sulle volpi, i versetti minuscoli di Cummings e le evoluzioni aeree di Jonathan Fanculo Livingstone”, pensando all’amata. Lontana chilometri e confinata chissà dove dall’altra parte del mondo. Ed esattamente come lui anche il lettore, per tutta la durata del romanzo, sarà come “spinto avanti dalla memoria di una canzone perduta che per miracolo suona ancora”, riannodando i fili di quella splendente storia d’amore che chiunque a quell’età avrebbe voluto avere. “Un dardo aria-terra scoccato dall’arciere nudista dell’Olimpo l’aveva colto in pieno petto, essenzialmente, e ora illo rantolava col fiato corto”.



Scritto con un linguaggio agile e arzigogolato, Due ci porta indietro nel tempo, facendoci fare un viaggio gratis sulla Delorian, mettendo inoltre in fila tutti i riferimenti del Brizzi dell’epoca che, come aprendo le porte di un particolarissimo Pantheon, fa sfilare uno dopo l’altro davanti ai nostri occhi, ancora una volta, i volti di Céline, Tondelli, Kurt Cobain, Andrea Pazienza e, tra gli altri, anche quello del Burgess di “Arancia Meccanica”. Una sfida coraggiosa che lo scrittore bolognese vince alzando il livello dello scontro e portandosi esattamente nel territorio a lui da sempre più congeniale, quello della lingua.

Due


Enrico Brizzi


Harper Collins, 320 pp., 19 euro

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