Un albergo romano, una richiesta sospettosa e la metafora del nostro tempo

Un hotel della capitale, quattro stelle, mi chiede la carta di credito “per gli eventuali extra” nella mia notte di pernottamento già pagata. Un piccolo aneddoto, insignificante, ma che spiega quasi tutto. Come un cercapersone

Ho un piccolo aneddoto. Pernotto in un albergo romano, non importa il nome, eccellente collocazione, si fregia di quattro stelle. I miei ospiti mi hanno riservato e pagato la camera. Il signore della reception mi chiede la carta di credito. A che pro? – domando. Per gli eventuali extra, dice. Gli do la carta e, per l’eventuale minerale naturale e le patatine, caso mai, domani mattina le dichiarerei e le pagherei, dico, e in generale è meglio, se si è un albergo con qualche pretesa, essere meno miserabili. Il vostro sospetto che io voglia rubare le patatine è di gran lunga inferiore al mio sospetto che voi vogliate svuotarmi la (modestissima, ammetto) carta di credito. Naturalmente lei non c’entra, dico. La nostra compagnia, dice fatalista, ha questa regola. C’è chi lo fa, infatti, mi è già successo, ma in circostanze più sgangherate. Vado su di malumore, metto giù il trolley, tiro fuori le mie pillole, apro il frigo-bar: completamente vuoto. Divento di colpo di buonumore.

Che aneddoto piccolo, direte. Sì, ma anche gli aneddoti più piccoli si guadagnano un rango, basta dichiararli metafore. Richiesta sospettosa e preventiva della carta di credito e offerta di frigobar vuoto sono la metafora del nostro tempo. Quasi come un cercapersone.

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