Se dalla Biblioteca di Lipsia spunta una pagina inedita di Mozart

Un’opera del tutto sconosciuta del compositore austriaco e ritornata casualmente alla luce ci regala nuove sfumature delle sue doti musicali: vergato in adolescenza, potrebbe essere solo uno dei tantissimi manoscritti realizzati durante il lungo viaggio attraverso l’Europa. Ancora tutti da scoprire

Una pagina musicale che attende, nel silenzio di un archivio, per più di due secoli. E torna a risuonare, dopo tanto tempo, per noi. Non è facile descrivere la vertiginosa suggestione generata dall’annuncio della Biblioteca di Lipsia, che ha dato notizia del ritrovamento, nei suoi archivi, di un’opera del tutto sconosciuta di Wolfgang Amadeus Mozart. Una composizione per trio di archi e basso continuo, risalente probabilmente – così è stato dichiarato in base all’osservazione del manoscritto – alla seconda metà degli anni Sessanta del ’700. Era l’epoca in cui il fanciullo, avendo già dato prova di inimmaginabili capacità creative, veniva additato come un prodigio dell’arte musicale. Un istante particolare della vita di Mozart per così dire sfuggito alla storia, una pagina che ci regala sfumature inedite delle doti musicali di un adolescente che già allora lasciava sbalorditi maestri ben più maturi di lui e che riempiva d’orgoglio un padre che di lì a poco l’avrebbe condotto in lunghi viaggi in Italia a meravigliare la nobiltà, a far avvampare d’invidia i più celebri compositori e, possibilmente, a trovare un incarico – cosa che poi non avvenne – presso qualche corte.



La datazione necessariamente approssimativa di questa pagina provoca l’immaginazione: in quale frangente di quell’intensissima infanzia sarà stata composta? Certamente dopo il lungo itinerario dei Mozart attraverso l’Europa (1763-66) e forse in prossimità del soggiorno a Vienna (1767-68) che fece da preludio agli avventurosi viaggi in Italia. Torna alla mente il fatto che negli scritti di Leopold ricorre qua e là il generico riferimento a una grande quantità di musica da camera composta dal figlio, così da provocare nei musicologi contemporanei meditabonde inquietudini e grandi interrogativi su quante pagine possano essere andate perdute: ed ecco che inaspettatamente, durante le ricerche per la compilazione aggiornata del catalogo del compositore, emerge questa bellissima Serenata, più di dieci minuti di musica (presentati nei giorni scorsi per la prima volta) posta in un manoscritto che forse dopo la morte di Mozart fu conservato dalla sorella e che ora restituisce riflessi fino ad oggi sconosciuti della sua creatività.

Un’opera strutturata in sette movimenti, tracciati su un manoscritto non autografo ma poco più tardo rispetto alla datazione attribuita all’opera: un tassello in più al prezioso e variegato mosaico del catalogo mozartiano. I protagonisti di questa scoperta ci mostrano così quale sia il compito del musicologo: creare le condizioni affinché la bellezza che la storia custodisce possa emergere e, con la prudenza che questo tipo di lavoro richiede, collocarla nel contesto di ciò che è già noto per darne notizie più precise possibili.


Non ha fretta, la bellezza. Può attraversare i secoli, nell’attesa silenziosa di un archivio, ed emergere poi d’un tratto, sorprendendo gli uomini, per offrirsi alla loro attenzione e diventare, com’è giusto che sia, una ricchezza per tutti.

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