Interventista e poi pacifista. Il Macron double face

Il presidente francese cambia idea a seconda dell’interlocutore: se da una parte è tra i più convinti sostenitori dell’escalation – almeno da quando si è accorto di essere stato ingannato da Vladimir Putin, che lo aveva accolto al Cremlino alla vigilia dell’attacco all’Ucraina –, dall’altra è fra i più “diplomatici”. Bastone e carota, come ha ironicamente osservato il Kyiv Independent

Roma. La potenza politica della Comunità di Sant’Egidio – il gran rabbino di Francia Haïm Korsia ha proposto di assegnare il prossimo Nobel per la pace alla Comunità trasteverina – è stata confermata domenica a Parigi, quando all’inaugurazione del Forum per “Immaginare la pace” si è presentato il presidente francese Emmanuel Macron. Non è la prima volta che l’inquilino dell’Eliseo mostra vicinanza alla Comunità fondata da Andrea Riccardi: due anni fa, solo per fare un esempio, partecipò a Roma all’apertura della conferenza “Il grido della pace”. Macron ha lasciato da parte il discorso preparato per parlare a braccio, come fra amici: “Immaginare la pace – ha detto – sembra essere una sfida perché si tratta di un qualcosa molto più precario e meno giustificato della guerra. La guerra ha sempre una legittimità molto forte perché in genere ha una giustificazione profonda”. Per il presidente francese è necessario ripensare l’ordine internazionale, stabilire nuovi rapporti con la Russia e “riumanizzare l’altro”.

Macron double face, insomma: se da una parte è tra i più convinti sostenitori dell’escalation – almeno da quando si è accorto di essere stato ingannato da Vladimir Putin, che lo aveva accolto al Cremlino alla vigilia dell’attacco all’Ucraina –, dall’altra è fra i più “diplomatici”. Bastone e carota, come ha ironicamente osservato il Kyiv Independent commentando il discorso davanti alla platea di Sant’Egidio: “Nei primi mesi dell’invasione su vasta scala della Russia, Macron è stato criticato per le sue richieste di evitare ‘l’umiliazione’ della Russia, ma in seguito ha indurito la sua posizione. Da allora Parigi ha consegnato all’Ucraina una serie di missili Scalp a lungo raggio, e Macron ha annunciato a febbraio una coalizione per rifornire Kyiv di ‘missili e bombe a medio e lungo raggio’. Un’altra delle iniziative di Macron, l’invio di istruttori militari in Ucraina, sarebbe stata sostenuta da alcuni paesi, ma finora non si è visto alcuno sviluppo”.

Eppure, è l’ospite privilegiato di Sant’Egidio, nonostante solo pochi mesi fa Riccardi non lesinò parole amare sui “fautori della guerra a oltranza” che hanno trascurato “colpevolmente la ricerca della pace”. Religione e politica che va ben oltre l’amicizia di Macron, che pure non sembra sposare le idee su Kyiv “città aperta” né sull’invito a mediare e a dialogare per raggiungere una pace che oggi appare utopica ma che un domani chissà. Ospite fissa di Sant’Egidio era anche la cancelliera Angela Merkel, che nei suoi viaggi romani trovava quasi sempre il tempo di visitare Trastevere e i vertici della Comunità. Una diplomazia parallela che sovente ha irritato la Segreteria di stato vaticana, soprattutto perché non di rado gli interlocutori internazionali preferiscono avere a che fare con Sant’Egidio rispetto al seguire le trafile cerimoniali d’uso nei Palazzi vaticani.

Resta solo da capire come si concilia la linea di importanti figure della Comunità con la via indicata (o immaginata) da Macron domenica a Parigi. Paolo Ciani, ad esempio, è uno dei pochi nel Pd dichiaratamente contrario all’invio di forniture militari a Kyiv, rivendicando la propria posizione: “Ho votato No al nuovo invio di armi in Ucraina. Le armi non portano la pace, le armi uccidono, protraggono le guerre, portano morte e distruzione. Dicono di aiutare l’Ucraina, poi non hanno protratto la protezione e la sanità per i profughi ucraini”. Non pare che l’amico Macron, ospite d’onore tanto celebrato, la pensi allo stesso modo.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.

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