Fadlun (comunità ebraica di Roma): “Conte non è pacifista. Nelle sue parole c’è un antisemitismo di fondo”

“Ad Assisi il leader M5s ha compiuto una mistificazione presentandosi come alfiere della pace. Le parole con cui addita gli ebrei e avalla le manifestazioni di piazza e quelle nelle università contro Israele e contro le comunità ebraiche non sono e non possono essere parole di pace”, dice Victor Fadlun al Foglio

Assisi è la città della pace e tale deve restare. A mio parere, però, Conte ha compiuto un’altra mistificazione presentandosi come alfiere della pace. Le parole con cui addita gli ebrei e avalla le manifestazioni di piazza e quelle nelle università contro Israele e contro le comunità ebraiche non sono e non possono essere parole di pace”. Al presidente della comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, non è piaciuto l’intervento del presidente del M5s alla Marcia della pace. L’ex premier ha finito per equiparare comunità ebraiche e politiche dello stato d’Israele. “Già lo scorso anno, in un incontro alla Sinagoga di Roma, gli era stata precisata la differenza. Si trattava e si tratta, temo, di una confusione strumentale, grave e pericolosa. Un modo per puntare l’indice sugli ebrei italiani, considerati cittadini di un altro stato”, dice Fadlun al Foglio. “In questo modo si aggiunge a una generale confusione un antisemitismo di fondo”.

“L’aspetto più inquietante è che Conte non può ignorare né sottovalutare il pericolo insito nelle sue parole, soprattutto nel clima di odio e violenza che si è generato contro gli ebrei dopo il 7 ottobre. E non può ignorare che Israele sta conducendo una guerra di difesa”, spiega ancora il presidente della comunità ebraica romana Fadlun. Eppure il leader M5s non è nuovo a giudizi del genere, espressi sin dall’inizio del conflitto. “Si è minimizzato addirittura il 7 ottobre, un atto di terrorismo antisemita di massa perpetrato da centinaia di terroristi che hanno dato la caccia agli ebrei nei kibbutz, nelle cittadine a ridosso di Gaza e al festival musicale dei giovani nel deserto. Una caccia a donne, vecchi e bambini, perfino ai neonati, che ha provocato 1.200 morti e stupri, violenze e oltre 250 ostaggi trascinati nella Striscia, sottoposti ad abusi e sevizie orrende, molti uccisi a bruciapelo”. Secondo Fadlun, “alla base di molte incomprensioni c’è l’ignoranza. Per esempio, quando sentiamo gridare nelle nostre piazze ‘Palestina libera, dal fiume al mare’, ci si dimentica che l’espressione ‘dal fiume al mare’ dimostra l’intenzione di spazzare via dalle mappe Israele e tutti gli israeliani. Questo sì, è genocidio”. Nell’approssimarsi del primo anniversario del 7 ottobre, certe dichiarazioni rischiano di riscaldare ancor di più il dibattito pubblico. Il divieto di manifestazioni emanato dal Viminale è giusto? “Già lo scorso 27 gennaio i dimostranti pro Palestina e pro Hamas avrebbero voluto manifestare nel Giorno della memoria istituito per commemorare ogni anno le vittime della Shoah. Una provocazione inaccettabile, che riuscimmo a scongiurare”, risponde Fadlun. “Anche in questa occasione, le autorità hanno mostrato di essere sensibili alle ragioni di chi si trova, oggi, a dover subire un’ondata nuova e insieme antica di antisemitismo. E a gestirne i rischi per l’ordine pubblico. Il divieto, in questi casi, non è una censura. Evita solo una degenerazione dell’ordine pubblico o che vengano turbate ricorrenze condivise, nella loro solennità, dalla comunità nazionale e internazionale”.

Eppure la preoccupazione è che il clima d’odio riprenda vigore anche all’interno degli atenei italiani, alle prese con il nuovo anno accademico. “Non possiamo certo nasconderci i timori, che nascono dall’osservazione di crescenti fenomeni d’intolleranza nei confronti degli ebrei, in particolare a danno di studentesse e studenti ebrei nei campus universitari, che invece di essere templi della cultura, della democrazia e della tolleranza, sempre più spesso si trasformano in luoghi di sfogo e di impulsi violenti, istinti razzisti e discriminatori, palcoscenici di censure clamorose, anche nella nostra comunità. Credo che soprattutto nelle università questo comportamento sia irresponsabile e non sufficientemente compreso e condannato”, spiega ancora il presidente Fadlun. “Noi sentiamo di essere in questo momento vittime di una guerra e di una campagna antisemita che parte dal medio oriente, dal 7 ottobre, ma che ha contagiato purtroppo anche l’occidente, dagli Stati Uniti all’Australia. E in Europa torna ad aleggiare lo spettro di una discriminazione antisemita che sembrava, e sottolineo sembrava, isolata e quasi estinta. E’ vero il contrario, cioè che l’antisemitismo non si è mai esaurito. Opponendosi e contrastando gli antisemiti e i nemici della democrazia, Israele difende valori fondamentali: la libertà, l’umanità, la civiltà dei diritti, nel cuore di una regione che a stento li conosce, contro governi e milizie che vorrebbero cancellarli”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.

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