Amadeus non era un genio Rai e neppure la Rai dei pacchi è geniale

Il successo di De Martino ad “Affari Tuoi” conferma la capacità di Viale Mazzini di rinnovarsi, ma il vero protagonista è il pubblico, che continua a premiare l’emittente, non i conduttori. Lo sciopero dei dipendenti Rai e le porcellane di famiglia

Altre due sbandate: la prima, ritenere Amadeus un genio, l’altra, pensare che la Rai abbia trovato il nuovo supergenio, l’Amadeus con il bicipite, la soluzione alla decadenza. Amadeus ha esordito su Nove e il suo programma, “Suzuki Music Party”, un show musicale, è stato visto da 628 mila spettatori (il 4.6 di share). Anche l’altro suo programma del preserale “Chissà chi è”, sempre su Nove, ha raccolto il 5.2, che equivale a 926 mila spettatori. Il “testimone” di Amadeus in Rai è stato preso da Stefano De Martino e si può dire tranquillamente che è stato un buon investimento, una scommessa al momento vinta. Gli spettatori lo stanno premiando, gli ascolti sono magnifici ma il suo “Affari Tuoi” è il solito vecchio programma Rai, un programma di pacchi.

Al contrario di quanto si immaginava a De Martino non parte il braccio, non saluta la famiglia Meloni e non dice “Memento Audere semper”. De Martino fa il suo, e probabilmente, nel 2026, condurrà Sanremo, sarà uno dei tanti prodotti affidabili Rai, un altro volto come lo era Amadeus, un conduttore che solo qui poteva essere innalzato a Pietro Nenni.

Amadeus ha lasciato la Rai perché voleva stare a Milano, perché voleva sperimentare, perché non c’è nulla di male ad andare altrove. Che la Rai sia riuscita a sostituirlo è una bella dimostrazione di affetto degli italiani verso la Rai, che crede più nella Rai, che nei volti, ma non scagiona la dirigenza Rai, di destra. Non scagiona una Rai che dovrebbe iniziare a fare un’analisi costi-benefici. Quanto stanno costando le nuove trasmissioni d’informazione di Antonino Monteleone e di Massimo Giletti? Come sono stati strappati gli inviati alle altre trasmissioni? Quanto ammontano i rilanci economici per portarli via?

Proprio in queste ore i lavoratori Rai sono in sciopero perché a differenza di quanto dichiarato a Napoli, durante la presentazione dei palinsesti, l’accordo tra i dipendenti Rai e la dirigenza, era sì stato siglato, ma è stato successivamente bocciato dagli stessi dipendenti. Si è arrivati al punto che per compiacere i leader (Salvini) si organizzano dei fuorispazio del Tgr, per celebrare i cento anni dell’autostrada A8, Milano-Varese (è andato anche male negli ascolti).

Fino allo sfinimento, si deve ripetere: non si scrive di Rai per “colore”, per le nomine, si scrive di Rai perché è lo specchio Italia: tutte le deformità del suo volto qui si manifestano. Era infatti una deformità raccontare Amadeus come l’insostituibile, dedicargli pagine e pagine che erano fasulle e solo per descrivere la pochezza della nuova dirigenza Rai-Meloni. Amadeus si poteva sostituire ed è compito di una televisione, di chi dirige. Si poteva sostituire perché nelle aziende si pensa a sostituire anche i modelli che funzionano. Non c’è nulla di straordinario sia nell’uscita di Amadeus e sia nel successo di De Martino. La Rai ne ha azzeccato uno, De Martino, e a differenza di come pensano i federali della premier, non c’è problema a scriverlo. Pensare che con De Martino abbiano firmato la polizza, che dopo il suo successo tutti debbano fustigarsi e dirgli “bravi”, questo no. Amadeus non era un genio, De Martino neppure. Anziché ridere di Amadeus e stappare spumante per De Martino, la Rai si inchini agli spettatori che malgrado tutto amano ancora questa televisione. Ha vinto la Rai, non loro, l’idea che la porcellana della zia, sia ancora la porcellana di famiglia.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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